Dal mondo del web ci giunge notizia che in questi giorni avrebbe acquistato una villa antica nel Vicentino per un costo intorno ai due milioni di euro, circondata da più di un ettaro di giardino. Lungi da noi dal lasciarci andare all’invidia, frutto avvelenato di un veterocomunismo che non ci appartiene. Nemmeno vorremmo polemizzare sul numero di bagni insediati nella villa, facile assist per i petomani del web. E’ un suo diritto usare come vuole i soldi che ha guadagnato; sono frutto del suo lavoro. Anche se mi sorprende che i zanzarologi percepiscano così tanto.
Quello che le contesto è la tempistica di questo acquisto. Tanti albergatori, commercianti, addetti agli impianti sciistici delle zone alpine sono stati costretti a chiudere per discutibili decisioni in materia di prevenzione al covid durante la stagione invernale scorsa; mentre nelle limitrofe Austria e Svizzera si continuava a sciare con opportune precauzioni, salvaguardando l’economia locale.
Tanti sono falliti, hanno dovuto chiudere per sempre, si sono addebitati per andare avanti, in seguito a sue consulenze che raccomandavano la chiusura delle attività turistiche in quelle zone, non sappiamo se a ragione o no. Ma lei sbatte loro in faccia l’acquisto di una megavilla del Seicento: poteva aspettare, semplicemente aspettare.
Era e rimane una questione di stile; c’è chi lo possiede e chi no. Lo stile fa la differenza fra il ricco e l’arricchito. C’è chi ha sensibilità sociale e chi no. Evidentemente lei non ha né stile né sensibilità sociale. Si goda la sua villa, ne ha diritto, ma non si faccia più vedere in televisione, scompaia dalla nostra vista.