Milano è la città del domani. Almeno per quanto riguarda l’Italia. Il turismo aumenta in modo geometrico, i progetti, più o meno fantascientifici, vengono sfornati a ritmo continuo. Come a ritmo continuo, specie da parte di certi illuminati amministratori cittadini, viene sottolineata la distanza con le altre città italiane. Insomma, una sorta di Civitate Dei (laica) donata dall’Olimpo ai fortunati suoi abitanti.
Ma, all’ombra dei grattacieli e dei boschi che (dai balconi) si svettano verso il cielo, qualcosa di diverso c’è: le buche sull’asfalto! Sarà per l’umana abitudine di guardare il cielo e di sfuggire gli inferi, qualcuno non si è accorto che i 4.400 chilometri delle vie cittadine si sono trasformati in autentiche fette di gruviera.
Buche anche profonde parecchi centimetri, masselli di porfido fuori posto o addirittura mancanti, tombini fuori asse, tratti di strada con l’asfalto abraso sono lo scenario che i milanesi alla guida devono affrontare ogni giorno. E non è solo un problema estetico o di diminuzione del confort a causa degli scossoni dei veicoli. E’ principalmente un problema di sicurezza. Infatti i crateri milanesi possono facilmente far perdere la direzionalità all’avantreno, i dislivelli ripetuti a breve distanza possono influire negativamente sulla frenata a causa del lavorio non corretto dell’ABS. Per non parlare degli effetti, a volte purtroppo tragici, sulla circolazione delle moto e delle biciclette. O dei pedoni che, quando attrraversano, sono obbligati a compiere vere traversate campestri. Ma sono anche una micidiale fonte di guai economici. Le gomme si tagliano con estrema facilità ed i cerchi, specie se in lega, a volte saltano come cristalli di Murano.
Tanto è vero che nel biennio 2016/2018 i risarcimenti, verso i pochi cittadini che hanno sfidato l’ermetica “burocratia” comunale, hanno raggiunto la poco onorevole quota di circa 3 milioni di Euro.
Difficile, poi, dare una collocazione geografica al problema. Infatti, solo con un giretto per le vie della città, periferiche o centrali che siano, ci si rende conto del disastro che affligge la manutenzione delle strade della metropoli più ricca d’Italia. Più ricca anche perché è la più attiva (per non dire petulante) nel comminare le multe, ricavandone un gettito annuo di cospicue proporzioni che, però, non pare affatto venga poi investito in migliorie per la circolazione. A meno che non si intendano migliorie i fallimentari tasselli “a freddo” che vengono posti nei più pericolosi crateri stradali per tappare il buco. Tasselli che, poi, vengono, in men che non si dica, distrutti dai veicoli che vi transitano sopra.
Ed il Comune di Milano che dice? Beh, a Palazzo Marino almeno la causa è stata identificata: le troppe piogge. Come se, d’improvviso, si fosse scoperto che Milano non appoggia le sue radici urbane nel deserto del Sahara! In realtà appare più che evidente che la programmazione della manutenzione sia stata pensata male. Anzi malissimo. E la religione del “rattoppo”, sposata in pieno per rincorrere il problema, ha ampiamente dimostrato di avere il fiato corto.
Intendiamoci. E’ certamente vero che il livelli di piovosità a Milano, condito da acquazzoni anche violenti, sia stato fuori dal normale. Ma è anche vero che, negli ultimi anni, la pavimentazione della città meneghina stava pian piano peggiorando. E che nei mesi estivi, una volta croce e supplizio a causa dei lavori stradali, certamente non si è corsi ai ripari. Ignorando che un piccolo foro sull’asfalto, con lo scorrere del traffico, diventa un cratere. Come, infatti, è accaduto.
Intanto i cittadini mugugnano. Molti ripetono all’infinito (e con ragione) che Milano, così, non si era mai vista. Si possono consolare, però, sognando la realizzazione dei vantati mega-progetti urbani. Rammentando, pure, un vecchio idioma: “Le vie dell’Inferno sono lastricate da buone intenzioni”.
IL PARERE LEGALE/ RISARCIMENTO E’ DOVUTO, MA IL COMUNE… TACE
Il cittadino che, a causa della cattiva manutenzione delle strade, subisce la distruzione di una ruota o un danno meccanico alla vettura o addirittura un danno fisico, derivante da una caduta causata da un inciampo per una buca, deve citare in giudizio il Comune (art. 2051 CC). La norma pone la responsabilità civile a carico dell’ente gestore della strada nella propria qualità di custode. La cosa importante, direi fondamentale, in è chiamare le forze dell’ordine per l’intervento in loco e far verbalizzare l’accaduto, per chiarire che il danno è derivato dalla presenza della buca o dell’asfalto mal tenuto. Infatti, i testimoni spesso non vengono considerati particolarmente affidabili. Sovente la Polizia Locale non interviene, se non con tempi lunghissimi, in questi casi occorrerà chiedere la registrazione della telefonata di richiesta intervento che, poi, servirà da prova in giudizio. I giudici tengono molto in conto la scarsa visibilità della buca o del dissesto, in quanto tale condizione integra la situazione di “insidia e trabocchetto” necessaria affinchè il danno sia considerato risarcibile. La pratica di risarcimento, però, è un po’ laboriosa perché il Comune e la sua assicurazione spesso ignorano le richieste di danni o neanche rispondono alla richiesta del cittadino. Quindi è molto probabile, tramite un avvocato, finire in causa. (Avv. Gabriele Alfonzetti, Foro di Milano)