Errare è umano, perseverare è diabolico. Non esiste forse locuzione migliore per sintetizzare quanto sta accadendo in queste ore nell’Unione europea con la campagna di vaccinazione. Mentre ci stavamo riprendendo dalle notizie sui clamorosi errori di Bruxelles nella conclusione dei contratti con le case farmaceutiche, ecco che il New York Times sfodera una nuova indiscrezione che, se confermata, avrebbe veramente del grottesco. L’Unione europea, a detta del quotidiano americano, avrebbe infatti appena finito di esportare 25 milioni di dosi fuori dal territorio europeo. Ma c’è chi parla direttamente di 34 milioni di dose inviate extra Ue.
I documenti visionati dai reporter del Nyt parlano chiaro. Soltanto tra il 1° febbraio e il 1° marzo, l’Ue ha venduto ben otto milioni di dosi alla Gran Bretagna, 651.000 dosi agli Stati Uniti, più di tre milioni di dosi al Canada e altre 2,5 milioni al Messico. Ma sono numeri rivisti al ribasso, visto che si deve aggiungere almeno un’altra settimana di esportazioni. E queste sono solo alcune delle nazioni coinvolte in questo enorme giro d’affari. Lecito, sia chiaro. Ma certamente molto poco lungimirante e corretto. Soprattutto perché mentre Bruxelles vende dosi di vaccini, in tutto il continente le nazioni arrancano cercando disperatamente di soprassedere ai tagli delle forniture da parte delle industrie farmaceutiche. I dati sono a dir poco nefasti: secondo OurWorldInData la media europea dei vaccinati si attesta al 6,5% della popolazione. Per fare un paragone, Uk e Usa viaggiano su una media del 33% e del 18%. Israele stacca invece tutti con l’immunizzazione che ha superato la metà della popolazione.
Di fronte a queste notizie, che per ora non hanno ricevuto repliche dalle sedie Ue competenti, qualche domanda bisogna porsela. La stessa Europa che ha bloccato l’export di AstraZeneca in Australia (anche su veto del governo italiano) è diventata una potenza esportatrice di vaccini a nostra insaputa? Come è possibile che si possa vendere dosi ad altri quando i sistemi sanitari nazionali non sono in grado di fermare la pandemia? E infine, se l’Ocse ha dichiarato che solo una campagna di vaccinazione seria può imprimere una svolta alla ripresa economica, come è possibile che a Bruxelles siano così sordi a questi avvertimenti?
Domande che sorgono spontanee soprattutto se si pensa che l’Ue è da sempre attentissima non solo alle finanze, ma anche ai dati macroeconomici. L’unico modo per evitare il collasso economico dell’Ue è quello di vaccinare. Ma forse qualcuno è più interessato a non intaccare l’immagine di grande blocco del libero mercato. Problema di non poco conto, specialmente perché c’è un vero e proprio ricatto che è in corso sulla “guerra del vaccino”. L’Ue produce vaccini, ma per farlo ha bisogno di componenti che non riesce a reperire su tutto il territorio europeo. Di qui la trappola: bisogna importare componenti per produrre vaccini, ma allo stesso modo bisogna esportare i vaccini per evitare scelte protezionistiche che lederebbero l’immagine della Ue libera dal “male sovranista”. Con buona pace degli europei e degli italiani: in attesa per il loro turno.