Un grande privilegio, per il pubblico della Festa del Cinema di Roma (giunta, in questo ottobre 2021, alla sedicesima edizione), poter incontrare l’attrice più bella e talentuosa in attività: la graziosissima statunitense (è nata a Sacramento, in California) Jessica Chastain; protagonista, giovedì 14, del primo pomeriggio della rassegna. Minuta (ma dotata d’una personalità che la fa sembrare grandicella), lunghi capelli fulvi, portamento impeccabile, si è presentata in uno splendido abito blu elettrico con gonna spaccata (visione davvero celestiale) nella Sala Petrassi (nel complesso dell’Auditorium–Parco della Musica recentemente dedicato al Maestro Ennio Morricone, tra il quartiere Flaminio e il villaggio Olimpico), per l’incontro ravvicinato con il direttore del festival, il coltissimo scrittore Antonio Monda, e con il pubblico. Occasione rovinata dalle solite assurde regole anti-Covid: il finale dell’incontro in sala, stando ai veterani del festival (così hanno riferito allo scrivente, al suo debutto da ospite della kermesse), andrebbe dedicato alla firma di memorabilia da parte della star di turno: ma il divieto di toccare oggetti altrui ha impedito alla splendida artista di accontentare i devoti accorsi sotto il palco, alla fine della mini-conferenza, per farsi autografare foto e copertine di dvd (particolarmente affranta una ragazza che alla sua diva del cuore intendeva donare un ritratto su tela, dipinto da lei stessa e per giunta piuttosto bene!).
Durante la brevissima (mezz’ora stringata) conferenza, l’ottima attrice ha raccontato il suo incontro con i figli di Tammy Faye Bakkera, la telepredicatrice cui è dedicato il suo nuovo film, presentato al festival romano: “Gli occhi di Tammy Faye” (nella colonna sonora, i forsennati canti religiosi che la Faye intonava per il suo pubblico televisivo sono reinterpretati dalla stessa Chastain, sottoposta a un invasivo trucco facciale che le ha nuociuto alla salute). Interrogata da Monda, la Chastain ha raccontato la totale immedesimazione con cui si cala nei ruoli (spesso ispirati a personaggi reali), prescindendo dalla simpatia o antipatia che le possono suscitare: quando ha interpretato “Zero Dark Thirty” (un eccellente film diretto dall’ottima Kathryn Bigelow), ha studiato la maniacalità con cui Alfreda Frances Bikowsky (l’agente cui è ispirata la protagonista, Maya) ha braccato Osama Bin Laden, sino a fare (almeno per il tempo della lavorazione del film) propria la ossessione della Bikowsky. Tre gli spezzoni proiettati in sala: per l’appunto “Zero Dark Thirty”, “1981: Indagine a New York” (assieme all’amico d’una vita, Oscar Isaac) e “The Tree Of Life”, il film di Terrence Malick che la Chastain considera il più importante da lei girato, quello per il quale spera di essere ricordata; la visione del clip (una scena molto suggestiva in cui il personaggio di Jessica gioca con tre bambini) ha commosso la Chastain sino alle lacrime (ha dichiarato di non guardare il film da quando è uscito, dieci anni fa, tanto sono forti le emozioni che le suscita).
Quasi tre ore dopo, è arrivato il momento del tappeto rosso: preceduta dai soliti avanzi di celebrità capitati lì chissà perché, Jessica Chastain è comparsa in un luccicante corpetto acqua verde con gonna rossa, scortata da Monda e dal collega Vincent D’Onofrio, gigantesco e dall’eleganza discreta. Dopo aver sorriso ai fotografi e salutato gli ammiratori assiepati sullo spalto della cavea, ha premiato la trasgressione di qualche fan che ha avuto la trovata di piazzarsi accanto ai fotografi, firmando in tutta fretta gli autografi proibiti agli ospiti dell’incontro ravvicinato e al pubblico che l’ha ammirata dalla cavea sottostante gli sgraziati “tartarugoni” di Piano.
Buon per loro. Per noialtri, il ricordo e le immagini dell’incontro con una piccola fata dalla chioma di fuoco.