I redattori del settimanale satirico Charlie Hebdo, trucidati a Parigi da terroristi islamici sono stati bollati come “stupidi” dal Financial Times e come “irresponsabili” dal New York Times, gli oracoli della intellighenzia di sinistra, per avere pubblicato vignette irriguardose su Maometto.
Del resto, già nel 2006, ricorda Pierluigi Battista sul Corriere di venerdì scorso, “i sacerdoti del politicamente corretto avevano duramente criticato Charlie Hebdo perché da veri irriverenti e libertari avevano osato affermare il diritto di pubblicare una vignetta senza incorrere in una condanna a morte”. Tra i più aggressivi quelli italiani, da Giulietto Chiesa ad Elle Kappa, riassunti esemplarmente da Vauro, che sentenzio’, per non dire vaticino’:”Non ci si può indignare se messaggi violenti ottengono e provocano reazioni violente”. Che vuol dire, interpreta correttamente Battista, “se la sono cercata e, nove anni dopo, l’hanno tragicamente trovata”.
Gli stessi intellettuali che plaudono alle bestemmie contro il Dio dei cristiani in diretta Tv ed insorgono se si concede il logo di Expo ad un convegno sulla famiglia naturale.
Si sa, cristiani e cattolici oggi non sparano. Perché qui sta il punto: la sinistra intellettuale italiana e’ vanesia, versipelle e vile, vigliacca. Ostenta, cioè, senza alcun fondamento un narcisistico compiacimento di se’; vuole sempre apparire originale e avanguardista, pur essendo conformista e opportunista. Cambia facilmente e con grande leggerezza per il proprio tornaconto, passando dal fascismo al comunismo, dal comunismo al riformismo, come hanno puntualmente documentato Zangrandi ed altri. Perché è vile, di più , vigliacca, rifugge dal pericolo e dalle responsabilità del proprio agire.
“Quando si creano attriti con il fondamentalismo jihadista gli intellettuali sono intimoriti e pronti alla sottomissione”, chiosa Battista.
Non solo se ci sono attriti con gli Jihadisti . Quando comunque c’è ne sono o ce ne sono stati, con il fascismo, con il comunismo, con chi è o appare forte e pericoloso. Per questo sono sempre “in viaggio”, direbbe Zangrandi, verso quelli che reputano vincenti.
Sempre in viaggio e pronti a calare le brache.