Ciò che rimane degli squadroni aerei dello Shah — 225 cacciabombardieri F- 4 Phanton D/E forniti negli anni Settanta a Reza Palevi — è tornato in azione. Contro l’Isis. I cacciabombardieri iraniani tutt’ora operativi — non più di una cinquantina di veivoli anziani ma , grazie agli aggiornamenti dell’avionica forniti dai cinesi, ancora temibili in un conflitto a bassa intensità — sono intervenuti contro postazioni dei fondamentalisti sunniti nella provincia orientale di Diyala, vicino al confine tra Iraq e Iran.
Al-Jazeera ha reso noto che almeno un Phantom iraniano ha colpito con bombe bersagli situati presso la cittadina di Sa’adiya, occupata dai jihadisti e che le milizie sciite irachene cercano di riconquistare. Ufficialmente i raid non sono stati coordinati con gli Stati Uniti e sarebbero stati gestiti in maniera indipendente dal governo di Teheran.
Notizie “false e imprecise”. Così la portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Marzieh Afkham, ha commentato le indiscrezioni riguardo agli interventi di jets iraniani sulle postazioni dello Stato islamico in Iraq. In ogni caso, i primi raid aerei iraniani pare risalgano al 30 novembre e rappresentano la più recente escalation del coinvolgimentodi Teheran nel conflitto dopo la fornitura di aerei da attacco Sukhoi Su-25 all’Iraq e di materiale terrestre alle milizie curde e sciite irachene tra cui mitragliatrici calibro 12,7, cannoni senza rinculo da 107 millimetri montati su jeep Safir e lanciarazzi campali multipli da 122 millimetri.
La situazione è paradossale. Mentre gli israeliani bombardano a sud di Damasco l’esercito regolare siriano impegnato nella battaglia contro i terroristi dell’Isis — e offrono rifugio e appoggio ai ribelli —, a settentrione gli iraniani bombardano i fondamentalisti sunniti.
Ovviamente è difficile immaginare un’azione su larga scala dell’aviazione di Teheran nei cieli dell’Iraq senza il permesso — silenzioso ma certamente concordato — della Casa Bianca ed è altrettanto nota l’insofferenza di Obama verso l’attuale governo israeliano e il fastidio degli Usa verso le ambigue manovre saudite e qatariote.
Il Medio Oriente si conferma sempre più complicato per chi si ostina a leggerlo con categorie superate, obsolete. Tutto si muove.