I due editoriali di Antonio Polito ,“Ora serve unità” e di Ernesto Galli della Loggia, “Il Paese, le critiche, il declino. I politici insensibili alla decadenza”, meritano pari attenzione e considerazione, anche se la nota dell’ex cattedratico romano è fondata su una prospettiva internazionale mentre l’altra è centrata ed attenta alla realtà dei nostri giorni.
Per il giornalista napoletano “la tragedia che stiamo vivendo mette in discussione e lo fa ogni giorno di più, le basi stesse della coesione nazionale”, come quadro d’insieme, “costringe ogni misura del decisore pubblico […] a scegliere tra il Nord e il Sud “ risultato di una disarticolazione autolesionistica grave e piena di riflessi comunque negativi. Si domanda poi la via da seguire “per salvare lao coesione nazionale”, in presenza di una contrapposizione tanto profonda in cui il presidente del Consiglio, uomo dalle sconosciute e misteriose radici politiche, quanto mai restio dall’ammettere la necessità e l’urgenza di un operato concordato, si limita, pare degnandosi, da una tribuna faziosa quant’ altra mai , qual’ è il foglio di cui è dominus incontrastato come Giuliano Ferrara, a chiedere “uno strumento per confrontarsi in tempi rapidi con il Parlamento”.
Sarebbe bastato a Conte di leggere l’editoriale di Polito. In esso si parla “di un tavolo di consultazione permanente tra governo e opposizione” e si consiglia (forse suggerisce l’uso probabilmente sconosciuto del decreto legge e il conseguente, indispensabile abbandono dei DPCM, inventati durante i governi di De Mita, strumento fondatamente definito, privo di “grandi frutti”. Conte dalle sue parole e dai suoi atteggiamenti, criptodittatoriali, da “uomo solo al comando, non pare affatto condividere la proposta di coinvolgimento nell’emergenza, avanzata in modo deciso ed onesto dalla Meloni e da Salvini.
L’esempio di saggezza è arrivata con limpidezza dalla presidente del Senato mentre il collega della Camera risponde con l’immancabile silenzio dei grillini. A Conte, che esprime sorpresa e stupore per il ritorno dell’epidemia, andrebbe chiesto, dati e non ciarle alla mano, se sono stati registrati, nell’arco dei mesi estivi, giorni privi di infetti? Nessuno, primo fra tutti ovviamente Conte, ha pensato che il virus fosse latente ma sempre vivo?
Polito conclude nell’invocare o forse amaramente sognare “una legittimazione reciproca tra le parti, una democrazia matura, una politica al servizio dei cittadini e non della fazione”. Dal canto suo Galli della Loggia commemora la remota sensibilità dei politici nostrani alla tutela dell’Italia da ogni critica straniera. Ora raccoglie “la diagnosi spietata sulla situazione italiana”, espressa dall’”Economist”, un settimanale pubblicato in una nazione, onusta di responsabilità enormi sul piano storico remoto e recente. Si tratta di un giudizio duro, anzi spietato sulla politica, sull’economia e sulla burocrazia spadroneggiante ed inconcludente italiane, in inarrestabile declino generalizzato.
Di fronte a questa analisi accettata coralmente Galli manifesta considerazioni, apparentemente qualunquistiche, comprese dai tanti italiani, ogni giorno di più lontani dalla politica. “Solo l’universo politico acquartierato nel centro di Roma tra auto blu in terza fila e portaborse, sembra non rendersi conto di nulla. Del resto se pure si accorgesse della reale situazione in cui versa l’Italia, che altro potrebbe fare se non misurare la propria incapacità di concepire un’idea, di mobilitare energie, di battersi per la salvezza?”.
Qualsiasi cittadino italiano è certo che il primo a compiere questo esame di coscienza, pressante e vincolante, dovrebbe essere il presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte. Nello spasmodico e drammatico sviluppo degli avvenimenti di questi giorni, complicati e pesanti di ora in ora, il centrodestra ha assunto una posizione decisa e sacrosanta, definendo “tardivo” qualsiasi coinvolgimento. Conte e la sua “armata Brancaleone” si assumano la totale responsabilità sul presente e soprattutto sul passato di questi mesi.