Via dall’euro, via dall’Europa! Pare ormai uno slogan totalmente condiviso in tutte le destre italiane, da quelle ufficiali e residuali a quelle marginali e in cerca di autore. Lo schifo provocato da Bruxelles e dai suoi euroidioti è evidente e cresce di giorno in giorno. L’euro è una moneta che strangola l’Italia, gli euroburocrati sono dei cialtroni che ci costringono ad un futuro da schiavi. Tutto vero.
Poi arriva il “guru everblack”, come lo definirebbe Repubblica, Gabriele Adinolfi e scompagina le certezze con un elogio dell’Europa ed una difesa dell’euro. E subito scoppiano le polemiche. Anche perché, in genere, si tende a non leggere i ragionamenti ma solo i titoli e, quando va bene, le conclusioni. Non c’è alcun dubbio, neppure per Adinolfi, che questa Europa, così come funziona (come non funziona!), faccia schifo. Ma quando le destre italiane, Lega compresa, propongono l’uscita dal sistema infernale, dimenticano alcune cose non da poco.
Dimenticano, ad esempio, che il problema principale non è rappresentato dagli eurocialtroni di Bruxelles, ma dai politici inetti o venduti che siedono a Roma e al vertice di molte Regioni. Se prima non si cambiano gli italocialtroni, uscire dall’Europa non serve a nulla se non a peggiorare la situazione. Il prode Letta andrebbe direttamente a prendere ordini a Londra, a Washington, a Berlino. Con un salto anche a Francoforte. In attesa che l’indipendente Renzi prenda il comando e vada a prendere ordini dal suo guru, il finanziere Serra, posizionato ovviamente all’estero. Sarebbe davvero un miglioramento? Ed il ritorno alla lira?
Certo che si potrebbe fare, contrariamente a quanto sostengono i difensori dell’euro ad ogni costo. E si potrebbe persino mettere in conto una pesante svalutazione. Del 20, del 30%? Favorirebbe le esportazioni, indubbiamente. Ma a che prezzo acquisteremmo gas e petrolio? E le materie prime che ci servono per realizzare i prodotti finiti? Non bisogna dimenticare che le aziende italiane che vivono prevalentemente di export sono una sparuta minoranza. Quanto agli interessi sul debito, aumenterebbero in proporzione alla svalutazione.
Esiste l’alternativa, cioé la rinegoziazione del debito. Ma solo un imbecille potrebbe affidarla a Renzi o alla Banda Vedrò. Senza scordare chi sono stati, nel centrodestra, i responsabili della firma di quel patto criminale europeo che, dal 2015, imporrà all’Italia di pagare 40-50 miliardi di euro all’anno. Il problema, dunque, non è l’Europa. Ma i servi che vengono eletti dagli italiani. Che se votano Letta, si meritano Letta. Se votano Alfano, si meritano Alfano. Mentre l’Europa, proprio in questo periodo, dimostra di essere molto migliore dell’Italia.
Le percentuali di voto attribuite dai sondaggi a movimenti popolari e populisti dalla Francia alla Grecia, dall’Ungheria alla Scandinavia, evidenziano come siano altri popoli europei a garantire una sfida all’Europa dei banchieri e degli speculatori. Mentre gli italiani sono impegnati a credere alle menzogne mensili di un governo che proclama la fine della crisi mentre anche i consumi di Natale son crollati e le previsioni dell’Unione industriale di Torino indicano che il primo trimestre 2014 vedrà un ulteriore peggioramento, pure sul fronte dell’export.
Reazioni del coraggioso popolo italiano? Nessuna. Troppo impegnati a disquisire sulla neve adatta per il fuoripista. Ed allora, forse, è meglio guardare ancora all’Europa, a quell’Europa di popoli meno vigliacchi, meno zerbinati, meno abituati ad essere servi muti di qualsiasi potere. A quell’Europa che spegnerebbe i televisori di fronte alla prospettiva di sentirsi i discorsi indegni di un presidente che si crede imperatore. A quell’Europa che impone leggi per contrastare l’immigrazione clandestina. A quell’Europa che protegge i propri figli in giro per il mondo invece di tutelare i figli degli altri che piombano da queste parti. Un’Europa mille volte migliore di questa Italia targata Alfetta, in attesa di Renzi e con Dudu che si trasforma in testimonial politico.
Dispiace il disprezzo nei confronti degli italiani (sono orgoglioso di esserlo: l’Italia è stata la culla della civiltà occidentale ed è, ancora, uno dei paesi più belli del mondo). Il rapporto tra governanti e governati non è semplice (classe politica mediocre quindi popolo mediocre); basta pensare ai casi estremi delle dittature. L’Italia repubblicana è nata a sovranità limitata (a seguito del disastro della seconda guerra mondiale; a tal proposito quella parte di destra nostalgica-che magari ha solo sentito dei racconti-dovrebbe rendersi conto che chi è stato responsabile di un tale disastro non può essere presentato o ricordato come un grande statista) e ciò penso abbia influito sulla vita politica italiana.Gli italiani si preoccupano della neve per il fuoripista? Forse non si rendono ben conto della situazione e pensano di poter vivere tranquilli e spensierati (quello che vorrei per i miei figli e i miei nipoti). Mi viene in mente “Un’estate al mare” di Giuni Russo.Daniele