L’Italia fa la voce grossa con l’Egitto (ottimo patner commerciale e principale bastione contro il fondamentalismo in Medio Oriente) e in nome del caso Regeni (un affare opaco che porta a Londra…) blocca la fornitura all’Egitto di ricambi per i cacciabombardieri F-16. Si tratta del surplus (revisionato dalle aziende nazionali) dopo che l’Aeronautica Militare ha dismesso i velivoli presi in leasing negli USA. Inutile dire che il Cairo si sta già rivolgendo ad altri fornitori.
Al di là d’ogni valutazione, si tratta per la nostra industria di un’occasione persa per entrare in un mercato importante, oggi egemonizzato dalla Francia di Hollande. Ma poco importa, l’Italia è invece generosa quando vuole e spesso dove non serve. Sono state infatti approvate una serie di spese per la cessione a titolo gratuito di attrezzature e armamenti in giro per il mondo. In particolare, è autorizzata la spesa di 1.613.595 milioni di euro per la cessione all’Afghanistan di mezzi e attrezzature per la gestione dell’aeroporto di Herat; 55mila euro per la cessione alla Somalia di apparecchiature mediche e di quattro gommoni; 756.294mila euro a Gibuti per quattro veicoli blindati leggeri (VBL) Puma e relativi kit di manutenzione, nonché di munizionamento calibro 155 mm, dieci kit di manutenzione e un lotto di attrezzature, tutto per semoventi d”artiglieria M109L.
Altri 177.481mila euro vanno invece alla Tunisia per un’ambulanza, dodici motori fuoribordo 40 HP, undici gruppi elettrogeni da 1.500 Watt e tre rimorchi; all’Iraq sono destinati 530mila euro per la cessione di vestiario invernale e 851mila euro al Libano sempre di vestiario invernale. Al Montenegro Roma dona due motovedette classe 500 per la locale Guardia Costiera.
Significativi sono soltanto i 117mila euro per la cessione ai peshmerga curdi di materiale di armamento leggero, indispensabile per la guerra all’Isis. In Kurdistan servirebbero anche materiali pesanti, ma la Turchia non gradisce. Amen.