In Italia appena qualcuno accenna alle grandi opere (la Tav, le autostrade o le idrovie, per esempio) subito si leva un coro di disapprovazione, di critica, di lamenti. Risultato? Un ritardo infrastrutturale ormai insopportabile per un paese moderno e industrializzato.
Eppure gli italiani — ingegneri, architetti, tecnici, operai specializzati — hanno capacità straordinarie, uniche. Il raddoppio del canale di Panama — un lavoro colossale che modificherà la geopolitica dei trasporti mondiale — è stato affidato ad Impregilo e ai suoi giovani ingegneri. Un’affermazione importante che ricorda il valore del lavoro italiano. Ma non la sola.
In questi giorni Italferr, società d’ingegneria del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, ha chiuso — battendo gli agguerriti concorrenti stranieri — il contratto per l’estensione del progetto preliminare della ferrovia transarabica che attraverserà nella sua intera larghezza l’Arabia Saudita e collegherà il porto di Jeddah, sul Mar Rosso, a Al Jubail, sul Golfo Persico. Una linea lunga milletrecento chilometri su cui sfrecceranno, tra deserti e montagne, modernissimi convogli a 350 chilometri orari. Il contratto con Saudi Railway Company prevede anche la realizzazione di stazioni, depositi e centri di manutenzione. Italferr è presente in Arabia Saudita dal 2013 come Designer per lo sviluppo della progettazione del collegamento tra le città di Jeddah e della capitale Riyadh, progetto noto come “Saudi Landbridge Railway Project”.