Come in un romanzo di Jules Verne, i tecnici dell’ENI hanno raggiunto la fine (o l’inizio?) del mondo. La società tricolore ha infatto inaugurato il pozzo più a Nord del globo e presto l’Eni estrarrà petrolio dall’Artico: il maxi giacimento petrolifero “Goliat” garantirà 100mila barili al giorno. L’installazione si trova a 85 chilometri a Nord al largo di Hammerfest in Norvegia, nel Mare di Barents, ed è stato realizzato in gran parte da ingegneri italiani.
La piattaforma, la più grande e complessa unità galleggiante di produzione e stoccaggio al mondo, con una capacità di un milione di barili al giorno, è stata costruita in Corea del Sud (nel cantiere navale di Ulsan): un colosso da 64mila tonnellate, con un diametro di 115 metri e 100 di altezza, studiato per fronteggiare gelo e tempeste con venti fino a 140 km all’ora e dotato di avveniristiche strutture (il sistema “zero discharge”) per la tutela dell’ecosistema marino. La gigantesca struttura è stata rimorchiata dalla Corea alla Norvegia dalla Dockwise Vanguard, una nave da trasporto semisommergibile: un incredibile viaggio lungo 63 giorni di navigazione e 15.608 miglia nautiche.
Il pozzo si trova a 400 metri di profondità, quasi 500 chilometri a nord del circolo polare artico, in condizioni climatiche estreme. Secondo le previsioni, le riserve contano 174 milioni di barili che si esauriranno nel giro di dieci/ quindici anni. Si compone di ventidue pozzi (al momento sono operativi 17), di cui dodici dediti all’estrazione del petrolio, sette iniettano acqua sotterranea e tre gas per facilitare la fuoriuscita degli idrocarburi. Buon lavoro!