Nonostante il caos libico e i problemi con la Russia, l’Eni — una delle nostre eccellenze nazionali — continua a muoversi con agilità e determinazione sullo scenario mondiale. Tra gli interlocutori principali dell’Eni vi è da sempre l’Egitto; fedele alla lezione di Enrico Mattei, grande sostenitore del presidente Nasser e della sua rivoluzione nazionale, l’Eni ha sempre mantenuto ottimi rapporti con il Cairo. Presente nel Paese dal 1954, attraverso la controllata Ieoc, è il principale produttore di idrocarburi con una produzione equity di 180 mila barili di olio equivalente al giorno.
Un asse solido confermato nuovamente dall’accordo per lo sviluppo di un giacimento nel Delta del Nilo firmato stamane a Roma il ministro del Petrolio e delle Risorse minerarie egiziano, Sherif Ismail, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.
L’intesa, a seguito dell’importante scoperta a gas effettuata da Eni nella concessione di Nile Delta, integra l’accordo quadro siglato tra le parti lo scorso marzo con l’impegno a valutare congiuntamente le opportunità di sviluppo della scoperta, rinegoziando i termini e l’estensione contrattuale della concessione stessa.
Le stime preliminari indicano che il giacimento, situato nella licenza Abu Madi West nell’ offshore nel Delta del Nilo, possa contenere 15 miliardi di metri cubi di gas in posto, con ulteriore potenziale, a cui si sommano i condensati associati al gas.
L’intesa di oggi, inoltre, ribadisce e rafforza gli impegni presi con l’accordo quadro di marzo firmato nell’ambito dell’Egyptian Economic Development Conference di Sharm El Sheik, che, a fronte di una revisione dei parametri contrattuali ed estensioni temporali di alcune concessioni, prevede investimenti complessivi stimati in circa 5 miliardi di dollari per la realizzazione nei prossimi 4 anni di progetti finalizzati allo sviluppo di 200 milioni di barili di olio e di circa 37 miliardi di metri cubi di gas, con un significativo contributo anche alle crescenti necessità di energia locale.