Molti hanno letto il romanzo breve di R.L. Stevenson “Lo strano caso del dr. Jekyll e di mr. Hyde”: uno scienziato, stimato medico e gentiluomo, aitante e dotto, elabora una pozione per scindere la sua personalità, trasformandosi – dapprima per brevi momenti, poi sempre più a lungo, in uno sgraziato furfante, laido e volgare.
Il grande scrittore scozzese ha lasciato intendere che col suo racconto, finisse anche la vicenda dei due personaggi. Così non è. Hyde – il volto bieco della personalità di Jekyll – è sopravvissuto al suo creatore, a lungo. Data la notorietà dei suoi misfatti ha però dovuto, in un primo tempo, nascondersi. Di tanto in tanto, osservava il mondo esterno, in attesa del momento migliore per uscirsene. Ma che frustrazione! Le risate di bambini che giocano, la vista di famiglie a passeggio nei parchi, persino qualche bellimbusto che se ne va in giro con una bella damigella a braccetto. Che invidia, che astio per quell’umanità gaia, ridente e libera!
Finché non gli giunse alle orecchie una canzone d’un poeta genovese, ispirata a una poesia d’uno scrittore statunitense. Il protagonista di quella canzone raccontava le sue “notti insonni / vegliate al lume del rancore” a preparare esami per diventare procuratore, e diventare così “giudice finalmente / arbitro in terra del bene e del male”. Ecco la via per la vendetta! Sfruttando l’ottima competenza medica della sua passata personalità benigna, Hyde avrebbe potuto decidere le sorti di quella fastidiosa umanità festante, ancora orribilmente libera. C’era ancora un ostacolo, la sua pessima nomea gli impediva di tornare alla luce del sole… si sarebbe camuffato, portando dei minuscoli occhialini tondi, e si sarebbe cambiato nome. Optò per Max Cocks, e si raccomandò di avere pazienza.
Ne fu premiato. Allo scoppio di una pandemia, poté vendicarsi: in forza dei suoi studi in epidemiologia (l’oggetto lo divertiva), era spesso invitato alla televisione. Chiudete tutto, ripeteva in continuazione, sbarrate gli esercizi, imponete coprifuochi! Nulla divertiva l’ex signor Hyde, ora dottor Cocks, più della vista dei viali e delle piazze deserti. E finalmente aveva, nella sua semina di terrore, tanti alleati. Non soltanto altre “autorità” solertemente dedite a lanciare proclami disfattisti: tanti cittadini sembravano coalizzarsi coi fautori delle chiusure. Gli schiavi complici degli schiavisti!

Il dottor Cocks spesso si diceva che era troppo facile per succedere realmente. Così esagerò, nella sua opera di persuasione: falsificò palesemente i dati, in molte delle sue interviste televisive. Glielo si fece notare, e ogni volta si scompose: come osavano i prigionieri, pardon i cittadini, a discutere la sua autorevolezza, il suo rigore scientifico? Prometteva così loro la giusta punizione: vedrete, tuonava, fra un paio di settimane! Vedrete se l’allarmismo non è giustificate, presto i contagi saliranno come da me auspicato, pardon previsto, e i morti con loro, voglio ben sperare, pardon per colpa vostra!
Troppo era lo sgomento per le sue profezie di sventura, perché qualcuno gli facesse notare che un medico che augura l’aumento di contagi e di vittime d’una epidemia contravviene, e pure in malo modo, il giuramento di Ippocrate; sorvolando sull’assurdità di pretendere di avere ragione in nome del rigore scientifico, per poi affrontare con disinvoltura la discrepanza tra i dati reali e quelli auspicati, pardon dichiarati.
Poco o nulla importa: né al dottor Cocks, né agli altri profeti di sventura, né ai fautori di un “lockdown” che stava facendo incommensurabilmente più danni dell’epidemia cui doveva far fronte, e tanto meno alle cavie, pardon ai cittadini che si compiacevano di ripetere con i loro aguzzini: la libertà e i diritti non sono nulla, di fronte alla competenza scientifica! Così come poco o nulla importa che la competenza scientifica, quella autentica, desse loro torto. Una cosa solo importava al fu signor Hyde: la sua vendetta contro i cittadini liberi.