L’edizione domenicale del “Corriere della Sera” ha regalato un elzeviro irritante ed un articolo umiliante. Il primo non è altro che la consueta omelia festiva di Ernesto Galli della Loggia, dal titolo “Democrazia e follie. La bellezza perduta nelle città”, cerca di interpretare, con aria elitaria, il quesito vivo nei visitatori dei “grandi luoghi della bellezza italiana” (Firenze, Roma, Venezia) sullo scempio “che se ne sta facendo”.
Galli afferma di non valutare “la calca soffocante dei turisti italiani e stranieri, che si aggirano di continuo in un paesaggio urbano in genere concepito per la ventesima parte di quelli che oggi vi aggirano”, dimenticando che questi capolavori urbanistici, artistici o estetici sono stati costruiti non nell'”infame ventennio” o nella grigia epoca liberale , ma secoli e secoli or sono con un numero di abitanti enormemente ridotto e visitatori inesistenti.
Accende poi la polemica, denunziando “lo stupro dei luoghi, lo stravolgimento dell’ambiente fino alla sua virtuale cancellazione”. Insiste, poi, accalorato sul “cinico sfruttamento affaristico [che] si sta mangiando un pezzo del nostro passato, del nostro Paese”.
Arriva finalmente il nodo cruciale con l’indicazione, non sia chiaro, come richiederebbero, serietà e amore della verità, l’individuazione dei responsabili ed anche il loro colore politico.
Per Galli la situazione va addebitata per “la massima parte” ai poteri locali, alle amministrazioni comunali, agli assessori, ai sindaci. Continuando nella denunzia anonima, generica, astratta, qualunquistica l’editorialista propone di neutralizzare il meccanismo del consenso elettorale, causa del disastroso quadro con rimedi marginali, facilmente eludibili e calpestabili, quali l’affidamento del potere di veto alle Soprintendenze.
Non è questa della segnalazione accorata, pur centrata, del perbenista esteta la via concreta per la situazione di situazioni vergognose, se non si ha la chiarezza di dare un nome ai responsabili, cioè ai sindaci e alle maggioranze di sinistra al potere da decenni a Venezia, a Roma e soprattutto Firenze, ispirati dalle loro ideologie populistiche, demagogiche meramente consumistiche.
E’ emerso in questi giorni, dopo la decisione favorevole assunta dalla magistratura nei confronti di Alemanno e di Marino, il coinvolgimento finora taciuto di Zingaretti in questione giudiziaria negativa e squalificante. Alla stessa maniera è fastidiosa ed insopportabile questa predicazione moralistica, rigidamente fumosa e sterile. Perchè, per essere espliciti, Galli della Loggia non ha nominato i sindaci di Firenze Renzi e Nardella?
Umiliante invece è la notizia sulla nomina affidata al presidente del Consiglio dei 25 docenti universitari, tutti stranieri, presidenti delle commissioni “che valuteranno gli aspiranti superprofessori, che potranno ottenere una cattedra “per merito” e uno stipendio maggiorato del 30% in deroga all’Abilitazione scientifica nazionale”.
Si tratta di una decisione al limite dell’incredibile, che rende l’Italia una nazione disastrata, da X mondo, inaccettabile anche se esistesse e si proponesse una situazione di reciprocità.
Sarebbe interessante conoscere l’opinione di quei docenti universitari, parlamentari, presidenti del Senato e ministri sotto Berlusconi, schieratisi per il Sì, certi che il successo del referendum non porterà alla esaltazione, noi diciamo l’esasperazione, dei poteri del presidente del Consiglio, forse perchè li ha già, li incrementa ancora prima del voto tra il silenzio di alcuni settori della minoranza e la connivenza di altri.