La Libreria Militare di Milano è lieta di invitarvi giovedì 18 Novembre 2021 – ore 18.30 sulle piattaforme Zoom e Facebook all’incontro con Lorenzo Vita, che presenterà il volume “L’Onda Turca. Il risveglio di Ankara nel Mediterraneo allargato” (Historica). Modera l’incontro Marco Valle.
La Turchia è uno dei grandi punti interrogativi della politica mondiale. Dalla Libia al Golfo Persico, dal Mar Rosso al Levante fino alle coste italiane, non c’è luogo dove Ankara non sia direttamente coinvolta.
Da quando Recep Tayyip Erdogan è salito al potere sembra aver intrapreso con costanza l’idea di voler riprendere il posto da cui è stata detronizzata dalla Prima guerra mondiale.
Il primo decennio del suo “sultanato” è stato in larga parte costruito sulla profondità strategica ideata dal suo potente ministro degli Esteri e poi primo ministro Ahmet Davutoglu, che Foreign Policy ha incoronato come “il cervello che sta dietro al risveglio globale della Turchia”. Una visione di espansione e di penetrazione della Turchia in diverse direttrici trasformandola in attore di primo piano delle contese mediorientali e permeata dal sogno neo-ottomano.La profondità strategica è rimasta anche dopo la fine del mandato di Davutoglu, ma quel polo che voleva creare tra Europa, Caucaso e Medio Oriente adesso ha una spinta diversa: non più dal cuore dell’Anatolia verso i suoi confini terrestri, ma dalla terra verso il mare. O meglio, verso i tre mari che circondano la Turchia – Mediterraneo orientale, Mar Nero e Mar Egeo – e i mari più distanti ma utili a mantenere le roccaforti costruite negli anni della “profondità”.
E per farlo, segue una dottrina: quella di Mavi Vatan. la dottrina della “Patria Blu”. A idearla è stato un ammiraglio nazionalista di nome Cem Gurdeniz, e nel corso di questi ultimi anni il suo nome ha iniziato a riecheggiare nei media turchi ed europei come una costante della politica di Erdogan. L’obiettivo è uno solo: controllare il mare per controllare le risorse energetiche e imporre la propria influenza. Scopo politico che ha un significato anche economico: sarà il mare, la “patria blu”, a sostenere i piani egemonici e di leadership di una Turchia che vuole riemergere dopo un secolo dal trattato di Losanna.I vicini della Mezzaluna conoscono bene il problema ed è da tempo che assistono e reagiscono a questa deriva neo-ottomana di stampo marittimo. La Grecia continua a subire un crescente dinamismo turco con le navi da ricerca di idrocarburi battenti bandiera turca che affollano le acque dell’Egeo insieme ai mezzi militari che fanno da scorta.

Cipro, dopo l’occupazione della parte settentrionale, vede continue violazioni della propria sovranità nella sua Zona economica esclusiva con i tentativi di Erdogan di inserirsi nei fondali marini di Nicosia. In Libia, dopo l’ingresso del Sultano nello scacchiere della guerra, ora è arrivato il turno di Misurata come possibile nuova base navale turca nel Mediterraneo centrale. E nel frattempo, il recente annuncio del presidente della scoperta di un giacimento di gas nel Mar Nero conferma l’idea che da Ankara ci sia anche uno sguardo rivolto verso nord, alle sue coste settentrionali e a quel mare conteso tra Nato e Russia. Come se non bastasse, la Turchia in questi anni ha ottenuto attraverso l’asse con la Fratellanza Musulmana una base militare in Qatar per controllare le rotte del Golfo Persico, mentre in Somalia ormai è Erdogan l’unico vero leader internazionale riconosciuto dalla comunità locale, a tal punto che anche lì, a Mogadiscio, il sultano ha i suoi militari a presidiare la sua influenza.Certo, non è semplice trasformare un Paese votato alla terra a spostarsi sull’acqua. Ed è altrettanto vero che oggi le partite marittime si giocano su diversi livelli, a cominciare dai porti che si controllano, alle tecnologie più all’avanguardia fino alle grandi questioni legate ai cavi sottomarini, fulcro del traffico dati e quindi del vero oro del nostro secolo.
Ma in ogni caso quello che sta succedendo in questi anni va osservato con molta attenzione. Erdogan è un leader passibile di critiche, ma non dal punto di vista della concretizzazione delle proprie idee, anche a costo di inimicarsi la comunità internazionale. I più recenti scontri con la Grecia al largo di Kastellorizo sono un segnale di avvertimento al pari delle mosse a Cipro e della penetrazione militare dalle coste libiche fino al Corno d’Africa. Ma è sotto il profilo energetico che Ankara si gioca la sua vera partita: con il gas del Mar Nero e l’imposizione della propria agenda nell’Egeo e nel Levante, il sultano può comunque far sì che il suo sogno venga sostenuto economicamente. Fino a dettare l’agenda di un Mediterraneo che appare assente da leader.Un banco di prova su cui si gioca non solo il destino di Ankara, ma quello dell’intero Mediterraneo.
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L’incontro sarà registrato e successivamente messo a disposizione su YouTube. Sarà anche trasmesso in contemporanea in diretta Facebook sulla pagina della Libreria Militare.Il Volume
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