La signora Michelle Bachelet politica di sinistra, ex presidente (molto discussa) del Cile, da pochi giorni approdata a capo dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU (OHCHR), decide di mandare in Italia un team di ispettori per indagare su ipotetiche violazioni dei diritti umani perpetrate dal nostro governo ai danni degli immigrati.
La signora, che ha passato gli anni della gioventù e studiato in quel paradiso dei diritti umani che era la DDR, deve essersi bevuta tutto d’un fiato certi racconti apocalittici che i buonisti esaltati di casa nostra (con qualche sponda istituzionale) hanno fatto circolare per il mondo.
La notizia è tutto sommato ridicola e se non fosse per l’inevitabile eco mediatica non meriterebbe troppi commenti: un’amica di Chavez e Fidel Castro (secondo la Bachelet “un leader per la dignità e la giustizia sociale a Cuba e in America Latina”) che in visita a Cuba si era rifiutata di incontrare l’opposizione e i dissidenti tutto dovrebbe fare tranne che pretendere di dare lezioni ad un paese come l’Italia.
Specialmente in nome e per conto di un organismo del quale fanno parte tra gli altri Arabia Saudita, Qatar, Congo, Nigeria, Cuba, Pakistan, Rwanda, Venezuela, Cina, notoriamente paesi da sempre impegnati nella strenua difesa dei diritti umani, come si può agevolmente verificare scorrendo l’ultimo rapporto annuale di Amnesty International, che evidentemente non è la lettura preferita della signora Bachelet.
Se la neo commissaria si fosse presa la briga di dare un’occhiata a quel documento avrebbe scoperto sui membri della sua stessa organizzazione fatti piuttosto interessanti e si sarebbe resa conto che prima di venire qui a dare manforte alla Boldrini, farebbe meglio guardare in casa sua, tra gli stati membri dell’OHCHR.
Riguardo ai suoi cari amici cubani Amnesty International ci informa, ad esempio, che “le autorità cubane hanno continuato a imbavagliare il dissenso mediante detenzioni arbitrarie, licenziamenti discriminatori dei dipendenti pubblici e vessazioni nei confronti dei lavoratori autonomi. Alcuni progressi ottenuti nel campo dell’istruzione sono stati vanificati dalla continua censura sulle informazioni e sui contenuti online. L’accesso a Cuba è rimasto per lo più precluso agli osservatori indipendenti sui diritti umani”.
Grande ammiratrice di Chavez per “il suo più profondo amore per il suo popolo e le sfide della nostra regione per sradicare la povertà e generare una vita migliore per tutti” la Bachelet, a quanto pare, non si è accorta che “il Venezuela ha affrontato una delle peggiori crisi dei diritti umani nella sua storia recente, alimentata da un’escalation di violenza spesso sostenuta dal governo … le autorità hanno messo in atto una premeditata politica di violenta repressione contro qualsiasi forma di dissenso. Le forze di sicurezza hanno fatto ricorso all’uso eccessivo e illegale della forza … migliaia di persone sono state arbitrariamente detenute e sono state segnalati numerosi episodi di tortura e altri maltrattamenti”.
Non va meglio nella Repubblica Democratica del Congo, altro membro dell’OHCHR, dove “la situazione dei diritti umani si è ulteriormente deteriorata. Nella regione del Kasaï, la violenza ha causato migliaia di morti, almeno un milione di sfollati interni e ha costretto alla fuga almeno 35.000 persone, che si sono riversate nel vicino Angola. Nell’est del paese, sia i gruppi armati sia le forze governative hanno continuato a prendere di mira i civili e a saccheggiare impunemente il territorio per sfruttarne illegalmente le risorse naturali. La polizia, i servizi d’intelligence e i tribunali hanno proseguito il giro di vite sui diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica. Difensori dei diritti umani e giornalisti sono stati vittime di vessazioni, intimidazioni, arresti arbitrari, provvedimenti di espulsione od omicidi”.
E potremmo continuare, avendo solo l’imbarazzo della scelta.
Il paradosso, che sarebbe comico se non ci fossero di mezzo le sofferenze di tanta gente, è più che evidente e bene ha fatto Matteo Salvini a rispondere a tono alle insinuazioni della compagna cilena.
Tra le reazioni a destra, però, si registra anche qualche nota piuttosto bizzarra.
Per Fabio Rampelli di FDI “L’Onu vuole venire in Italia per verificare l’esistenza di violenza sui migranti e i rom. Suggeriamo all’Organizzazione delle Nazioni Unite di fare anche il contrario: verificare le violenze subite, da italiani e non, da immigrati e rom”.
Posizione alquanto stravagante: le “violenze”, cioè i reati, che compiono gli immigrati nei confronti degli italiani sono un problema di ordine pubblico e codice penale, non di diritti umani e le due cose non possono minimamente stare sullo stesso piano.
In questi casi si chiamano i Carabinieri non i caschi blu, visto che a nessuno passa per la testa di delegare all’ONU anche la gestione dell’ordine pubblico.
Gli ispettori della signora Bachelet non hanno nessun motivo per mettere piede in Italia, altro che immaginare di legittimare, anche solo con una inutile battuta, la loro indebita presenza.
Sono ben altre le situazioni di cui l’OHCHR dovrebbe occuparsi. Se fosse un’organizzazione seria.