Si chiama Luca Scatà, 29 anni, di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa, il coraggioso agente che ha sparato e ucciso Anis Amri, l’attentatore di Berlino. Il giovane agente siciliano ha studiato al liceo del suo paese, poi dopo due anni di Ingegneria Informatica a Catania, nel 2011 ha fatto un anno di servizio volontario nell’Esercito. Successivamente ha superato il concorso in polizia e attendeva l’assegnazione definitiva. Il padre, Giuseppe, è dipendente comunale, la madre casalinga e ha una sorella di 26 anni, laureata in Psicologia.
E in famiglia sono state ore di forti emozioni fin dalla prima mattinata. “Ho sentito Luca questa mattina presto. Mi ha chiamato per tranquillizzarmi temendo che avessi sentito alla tv della sparatoria e che fossi preoccupata. Mi ha detto che stava bene – riferisce alle agenzie di stampa la madre di Luca – . La polizia è sempre stata il suo sogno. Noi eravamo preoccupati ma l’abbiamo assecondato. Luca è forte e determinato e noi ne siamo orgogliosi”.
“Sono ancora molto agitata – racconta la madre dell’agente – ma so che sta bene. Mi ha detto che ci sentiremo più tardi perché ora deve essere interrogato dai magistrati. Io aspetto che mi chiami, mi faccio da parte perché capisco che prima viene il lavoro”. Un pensiero cristiano la madre dell’agente lo rivolge anche all’attentatore tunisino. “Fa impressione pensare che due ragazzi abbiano percorso strade così diverse, mi spiace che sia morto un giovane, ma sapeva i rischi a cui andava incontro”.
La madre di Luca Scatà racconta poi il percorso che ha portato il figlio ad indossare l’uniforme della polizia di Stato: “Gli mancavano pochi esami all’università, ma lasciò perché voleva entrare nelle forze dell’ordine. L’ha sempre desiderato. E siccome non è molto alto, temeva di essere scartato, ma fortunatamente ce l’ha fatta. E’ sempre stato forte, maturo, deciso – continua – Dopo il concorso ha fatto la scuola di Campobasso e a novembre ha fatto il giuramento. Ci siamo andati tutti. La sede di Milano l’ha scelta lui. A febbraio sarà effettivo. Coi colleghi si trova bene. Luca è uno socievole, fa amicizia subito e non si lamenta mai, non dice mai di essere stanco”. “Sarebbe dovuto tornare per le vacanze – conclude – ora vediamo se sarà possibile”.
“Ringrazio Dio che sia vivo. E’ un ragazzo coraggioso e ha fatto il suo dovere” – commenta invece Giuseppe Scatà, padre di Luca. “Quando l’abbiamo sentito al telefono stamattina presto – racconta – non sapeva ancora che il morto fosse l’attentatore”.