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Home L'Editoriale

Luciana Lamorgese, il ministro della paura

di Gian Micalessin
15 Ottobre 2021
in L'Editoriale
0
Luciana Lamorgese, il ministro della paura
       

Ora non la difendono più nè Mario Draghi, nè il Pd. E per Luciana Lamorgese inizia l’autunno. Un autunno che rischia di consegnarla alla storia come il ministro della paura. Una paura che lei non ha saputo nè comprendere,  nè arginare e che, complice la pandemia, è tracimata dagli ospedali alle piazze trasmettendo confusione e incertezza all’intera nazione. Una paura  generata non dai timori di un ritorno del fascismo, come fa  credere il Pd di Enrico Letta, ma dall’inadeguatezza di un Ministro degli Interni che in  25 mesi di mandato si è dimostrato incapace di garantire ordine pubblico e sicurezza dei cittadini.

Il calvario della Lamorgese non inizia a Piazza del Popolo, ma nel settembre 2019 quando, succeduta a Matteo Salvini,  s’illude di aver convinto l’Europa ad accollarsi i nostri migranti. La favoletta dura qualche settimana, ma è  poca cosa rispetto  alle mancanze di un ministro che non visita le zone martoriate dal Covid, cancella i decreti Sicurezza e non riesce ad arginare gli sbarchi. Un’inadeguatezza che sconfina nel ridicolo quando fallisce persino lo sgombero di  un rave che per tre giorni si fa beffe  delle misure anti-Covid imposte al paese. O, peggio, quando finisce con l’alimentare i risentimenti sociali offrendo tamponi gratis ai portuali di Trieste.

Ma quei precedenti sono solo il prologo dell’inadeguatezza politica ed operativa emersa a Piazza del Popolo. La carenza politica è evidente. Un  ministro degli Interni non può ignorare il rischio di riunire in una piazza della capitale diecimila dimostranti privi di leadership e animati non da un programma politico, ma da una confusa  commistione di paura, rabbia e risentimento sociale. Il farlo senza aver predisposto le opportune garanzie di sicurezza, come aveva chiesto il premier Mario Draghi, equivale ad affidare quella piazza alle mani del primo agitatore. A quest’assenza di visione si sono aggiunte una serie di mancanze operative imperdonabili per un ministro che in precedenza occupava la poltrona di Prefetto di Milano.

La prima, fondamentale per qualsiasi operazione di ordine pubblico, è stata l’assenza di un’analisi d’intelligence, affidata a Digos e servizi, indispensabile per garantirsi una radiografia dei movimenti presenti e degli eventuali  piani d’infiltrazione. E se è stata eseguita è stata richiesta a personale non all’altezza. Un corretto lavoro di intelligence, sollecitato dal responsabile  del Viminale, avrebbe  permesso di fermare sulla porta di casa  un pluri-inquisito come  Giuliano Castellino, inseguito dal  divieto di presenziare a manifestazioni  e da una denuncia per detenzione di cocaina. E quel fermo  preventivo avrebbe anche evitato alla Lamorgese la brutta figura e i sospetti  generati quando ha esposto, tra lo sbigottimento del Parlamento,  la decisione di non arrestarlo in piazza per evitare incidenti.

Ma un ministro dell’Interno non può nemmeno scaricare sui dirigenti della Digos la responsabilità della presunta  trattativa che ha permesso al corteo di muovere da Piazza del Popolo e raggiungere la sede della Cgil. Anche perchè la scelta di quei dirigenti, soprattutto  se alla guida di un  reparto come la Digos cruciale per  la prevenzione  di eventuali disordini, è in capo al Ministro e alla sua cerchia di collaboratori più affidati. Ma il ministro non sembra essersi preoccupato neppure di valutare il piano di sicurezza. Un piano indispensabile  per riuscire a  controllare e arginare una manifestazione con oltre diecimila persone in piazza finite sotto la regia di un gruppo estremista. Se lo avesse fatto, consegnandone  la supervisione  a personale competente di sua fiducia,   avrebbe compreso che mancava la cornice di sicurezza indispensabile per bloccare e arginare il percorso di eventuali cortei improvvisati  e difendere sia la Cgil, sia i palazzi pubblici circostanti. Invece  con le sue inadempienze la responsabile del Viminale ha lacerato il paese e consegnato la capitale e la nazione alla paura. Facendo l’opposto di quanto richiesto a  un ministro dell’Interno degno di questo nome. 

Tags: forze dell'ordineLuciana LamorgeseMario DraghiPartito DemocraticoRoma
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