Nel silenzio anche un sorriso può fare rumore. Quanto è vero questo verso cantato da una voce sottile, a fil di labbra, che raccontava emozioni sui nomi di Francesca, Luisa, Maria, Elena, Anna… Lucio Battisti. Anni di giovinezza lungo il rigo della vita.
Chi appartiene alla mia generazione, università finita nel dicembre del 1978 con una sessione prima del previsto, lo ha vissuto tutto quel Battisti che aveva tra le parole e i pensieri e tra i pensieri gli scogli che vengono lacerati o meno dalle onde.
L’ho vissuto negli anni del liceo. Quando si intonava anche accoccolati ad ascoltare il mare e qualche anno prima lontano lontano nonostante si sperava che tutto un giorno cambierà sottolineando vedrai vedrai e guardando le sfumature di un anonimo veneziano e il primo che poi sarebbe potuto anche essere l’ultimo giorno di quiete. Ecco.
Gli inni si intrecciano tra una giovinezza e una una canzone di Marinella che faceva scalpore cercando sempre una bocca di rosa da baciare. Eppure Lucio era lì a dirci di quell’acqua chiara che diventava azzurra sul cangiare di un rosa di pesco. Insomma non possiamo non ammettere che Lucio Battisti ha caratterizzato più di molti altri un’epoca con il suo Mogol che faceva innamorare pensando a quelle dieci ragazze per me da amare e dimenticare cercandoci nel vento e dicendoci che insieme a te sto bene.
Nel 1972 ci si rincorreva nei giardini di marzo che si vestivano di colori per una avventura che avrebbe fatto di noi un ricordare costante. Perché tutto ritorna nella mente riflettendo in un giorno rimasto epico e mitico: quel 29 settembre. Ma c’è sempre un Dio da evocare supplicare pregare e per questo si è detto mio Dio no in un tempo di morire lungo la bellezza di Linda nel suo ballo in un canto libero che ci porta ad avere una donna come amico. Insomma respirando in una giornata uggiosa bisogna sempre amarsi un po’ nonostante si di rischia un io vivrò senza te. Sono trascorsi 25 anni dalla sua scomparsa ma i suoi testi presentano una chiarezza anche nelle notti scure che appartengono alla nostra generazione che si è sentita prigioniera del mondo.
25 anni. Era nato nel 1943 ed è morto nel 1998. Bisogna sempre amarsi un po’, come dicevo, perché “è respirare” “respirando brezze che dilagano su terre, senza limiti e confini”.
Ancora insomma. Perché quel “quadro immacolato” è ciò che portiamo dentro in un “morir” che “non so”. Mi ha fatto compagnia nelle giornate di vento e di spiagge, di banchi vecchi in scuole sgangherate e giocate nei bar di paese. Mi ritorna in mente quel Battisti mogoliano. Poi venne un altro Lucio importante e fu quello di Pasquale Panella.