Leggo che un noto giornalista sta attaccando Lucio Caracciolo su Twitter dicendo che “la deriva era visibile da anni ormai”. Le accuse, sussurrate e di solito a mezzo social, arrivano da diversi giornalisti che si nascondono nelle battutine. Mai in faccia, as usual. Non conosco personalmente Caracciolo né credo che il direttore di Limes abbia bisogno di me come avvocato. E probabilmente non leggerà questa piccola nota (mi auguro, forse, qualche mio articolo). Dico solo una cosa: se oggi migliaia di persone e di giovani si sono avvicinati alla geopolitica e all’interesse verso la politica internazionale, lo dobbiamo in larga parte a Caracciolo, a Limes e alle persone che hanno messo il loro impegno in quella realtà editoriale.
Realtà che è opinabile, che può sbagliare e con cui si può assolutamente non essere d’accordo. Perché non è una scienza esatta, perché è una rivista non un Vangelo, e perché ha un metodo e una narrazione che può tranquillamente essere considerata errata. Ma se oggi in Italia c’è un dibattito sulla geopolitica, se sono nate riviste, siti, se sono nati anche degli analisti, in larga parte lo si deve a quella rivista e a nessuno dei tanti che attaccano Caracciolo.
Posso dire di conoscere tante persone che parlano di politica internazionale e di Italia nel mondo, che ne scrivono anche, perché hanno letto Limes o partecipato ai suoi convegni. Dubito che qualcuno delle mie conoscenze si sia avvicinato a quei temi perché ha sentito una chiacchiera in un talk show o qualche risatina nei salotti post-tg di qualche giornalista che faceva altro nella vita.
(E poi Caracciolo è romanista vero)