Si ringrazia suor Anna Monia Alfieri, religiosa, insegnante, saggista apprezzata, Ambrogino d’Oro 2020 per l’infaticabile impegno nella promozione, e nella tutela, del diritto di scelta educativa e del pluralismo formativo, per la disponibilità dimostrata, le intelligenti risposte e la squisita cortesia.
La pandemia ha rappresentato per la scuola italiana una sfida difficile e impegnativa. I ritardi tecnologici e strutturali, nonché le lentezze burocratiche e gestionali, ereditati da anni di miopia politica e amministrativa, hanno gravato, e non poco, sull’encomiabile impegno profuso da docenti e dirigenti, nel tentativo di garantire agli alunni un regolare percorso di apprendimento e di formazione. Secondo lei, la situazione odierna differisce significativamente da quella del settembre scorso? La politica ha saputo fare tesoro degli errori passati o avrebbe potuto adottare strategie differenti?
“La scuola italiana ha compiuto negli ultimi mesi passi da gigante. Non è assolutamente paragonabile la situazione della scuola a settembre dello scorso anno con quella di settembre 2021. A settembre 2020 avevamo dubbi, tantissime incertezze, altrettante domande. Soprattutto non sapevamo se la scuola sarebbe riuscita a mantenere la didattica in presenza. Infatti, a ottobre, erano arrivate le prime chiusure, a seguito di una ripartenza incerta e a macchia di leopardo. La situazione di quest’anno, lo possiamo dire, è notevolmente migliorata: la campagna vaccinale sta avendo i suoi effetti, le misure a tutela della garanzia della salute degli studenti sono state garantite e affinate. Tutta la scuola pubblica, statale e paritaria, ha beneficiato di un’attenzione rinnovata e puntuale, con contributi erogati entro le scadenze previste e nuove progetti tesi a tenere costantemente monitorata la situazione. Di grande valore, ad esempio, la nuova procedura ideata appositamente per le scuole paritarie, al fine di tenere aggiornati con costanza i dati tramite il sistema SIDI, senza più consentire la perdita di informazioni importanti, al fine di avere una fotografia chiara della realtà. Come ebbe a dire il Ministro Bianchi, occorre una certezza di dati per completare il percorso verso “autonomia, parità e libertà di scelta educativa” e, allo scopo, è necessario dotarsi di un “set informativo”. Ormai i tempi sono maturi per superare un quadro così confuso, quadro costruito ad arte solo per alimentare la discriminazione, rendendo il sistema scolastico classista. Nella confusione, si sa, avviene di tutto. Le scuole pubbliche paritarie serie non lo possono più tollerare. Questo è uno dei tanti passaggi positivi che abbiamo registrato a partire dallo scorso settembre. Come si può comprendere, una radicale inversione di rotta”.
La scuola è stata storicamente un luogo di scontro e di confronto tra posizioni politiche differenti. Spesso, purtroppo, abbiamo assistito alla penetrazione di ideologie deleterie, del tutto estranee ai reali interessi dei ragazzi. La politica si è servita dell’istituzione scuola, ma non l’ha aiutatata a crescere, accumulando promesse non mantenute. Di cosa avrebbe bisogno, secondo lei, la scuola di oggi dalla nostra classe dirigente? È forse utopico confidare in una politica capace di mettere se stessa al servizio dell’alto fine educativo della scuola?
“La scuola domanda alla politica una rinnovata serietà. Studenti e insegnanti chiedono a chi ci governa di guardare a loro non come bacino elettorale ma come alla fucina del domani. La scuola è stata letteralmente rovinata dalle ideologie, di destra e di sinistra, ideologie che hanno causato morti e dolore per tutti. Come non ricordare con raccapriccio a quello che accadeva nelle scuole italiane negli anni Settanta o, ancora, a quelle teorie pedagogiche derivate dal clima della contestazione? Teorie che, in nome di una presunta libertà, hanno fatto abdicare ai docenti il loro ruolo di insegnanti e di educatori, tradendo così le attese dei giovani che sono rimasti spesso vittima di una non conoscenza della realtà. Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. Ecco la politica, riscoprendosi responsabile della civitas, potrà far sì che la scuola, di riflesso, contribuisca al rinnovamento della società. Il Covid, nella sua drammaticità, ci ha lasciato questa bella eredità: ci ha fatto riscoprire il senso di una responsabilità agita, per sé e per gli altri. Ci ha fatto riscoprire il senso della giustizia, intesa, come la voleva San Tommaso d’Aquino, come virtù sociale. L’uomo da solo non si salva. Al di là di un discorso di fede, la precarietà mai sperimentata prima e vissuta al tempo del Covid ci ha fatto riscoprire l’essenziale esigenza dei rapporti sociali. E la politica può far molto in tal senso: di conseguenza, la scuola, luogo dell’incontro tra le generazioni, non desidera altro che essere posta nelle condizioni di essere fucina per il domani”.
Il suo lodevole impegno a favore della valorizzazione, e della salvaguardia, dell’offerta paritaria è noto e molto apprezzato. Una missione finalizzata a ritagliare spazi di scelta e di libertà, offrendo alle famiglie concrete opportunità da vagliare, onde garantire ai propri figli la migliore offerta educativa e disciplinare possibile. Perché una famiglia di oggi dovrebbe optare per la paritaria e, in modo particolare, per un istituto privato di orientamento e ispirazione cattolici?

“I genitori italiani vogliono iniziare a scegliere, liberamente, senza alcun vincolo economico, la scuola per i propri figli. Non vogliono più accontentarsi. Si parte sempre dallo stesso presupposto: il genitore vuole trovare nel docente un alleato per educare il proprio figlio. Come può trovare un alleato in una scuola che ha dovuto accettare obtorto collo? Guardiamo brevemente a cosa dice il Codice di Diritto Canonico. E’ chiarissimo: al canone 796 viene affermato che le scuole sono di aiuto ai genitori per l’educazione dei figli (quidem parentibus, in munere educationis implendo, praecipuo auxilio sunt). All’interno dello stesso canone si insiste sulla necessità di una stretta collaborazione tra genitori e docenti (magistri vero in officio suo per solvendo intime collaborent cum parentibus). Ancora, al canone 797, viene affermato che i genitori nello scegliere le scuole devono godere di vera libertà (parentes in scholis erigendi vera libertate gaudeant oportet) e si invita i fedeli affinché la società civile riconosca questa libertà (ut societas civilis hanc libertatem parentibus agnoscat). Questo è il quadro che deve essere realizzato. Cosa che avviene in tutta Europa, laicissima Francia in testa. In Italia, io credo, ci stiamo arrivando, grazie ad un Governo di unità nazionale, ciò di cui il Paese aveva bisogno. Ogni scuola pubblica, infatti, statale e paritaria, si connota per un proprio progetto educativo dal quale discende il PTOF. Il genitore italiano, come i colleghi europei, vuole scegliere. Una necessaria precisazione: la scuola pubblica paritaria cattolica non vuole denaro per sé; essa vuole che ai genitori sia riconosciuta una quota, il cosiddetto costo standard, da spendere o presso una scuola statale o presso una scuola paritaria. Tutto sotto lo sguardo vigile e garante dello Stato, in una trasparente rendicontazione. A questo dobbiamo arrivare”.
La sua opera culturale e pastorale ha raggiunto milioni di persone, grazie anche all’efficacia dei mezzi di comunicazione, al carattere fortemente pervasivo dei mass media. I social, la televisione, la radio e l’editoria sono forme e strumenti in grado di ridurre la distanza, reale e percepita, con un mondo estremamente variegato di ascoltatori e lettori. La cosiddetta “Chiesa in uscita” si declina anche mediante le forme caritatevoli dell’insegnamento e della predicazione, secondo le vie imperscrutabili dello Spirito. Come si coniugano le istanze, apparentemente conflittuali, della modernità e della tradizione, in seno all’esperienza di divulgazione e di promozione del sapere che le è propria?
“La Chiesa non teme la modernità e le sue conquiste. Da sempre. Basti pensare a Pio XI che volle fosse predisposta, all’interno del neonato Stato della Città del Vaticano, una stazione radio che diffondesse la voce del Papa a tutti i fedeli sparsi per il mondo. Quello che sta a cuore alla Chiesa è l’utilizzo che si fa di questi strumenti. Alla Chiesa, infatti, interessa l’uomo. Basti, a tal proposito, ricordare le stupende pagine della Redemptor hominis, l’enciclica programmatica del pontificato di San Giovanni Paolo II, in cui viene proprio affermato che l’uomo è la via della Chiesa. Ne cito solo un breve passaggio: l’uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale (…) quest’uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione (Redemptor hominis §14). La Chiesa, quindi, nella molteplicità delle sue realtà, si apre alla società. E la scuola non si tira certamente indietro. La scuola pubblica, statale e paritaria, deve contribuire a questa apertura, a instillare nei giovani il senso della responsabilità individuale, per sé e per gli altri, ad uscire da tutte le forme, perniciosissime, di individualismo. Certo, la scuola cattolica risponde a questo appello forte di una particolare visione antropologica: l’uomo creato a immagine e somiglianza del Creatore, redento dalla Croce, destinato alla salvezza, inserito in una comunità umana. Ma il discorso non può rimanere chiuso: deve trovare sinergie. Guardiamo, ad esempio, all’esperienza dei Patti di comunità, previsti nel “Piano scuola estate 2021. Un ponte per il nuovo inizio”, con la proposta dei Patti di comunità[1]. Da qui è iniziata la possibilità di scongiurare o limitare la catastrofe educativa, ma anche di compiere il processo verso l’autonomia, la parità e la libertà di scelta in educazione. La proposta del Ministro Bianchi ha offerto, così, nei fatti, una risposta concreta all’appello del Papa che, più volte, nel suo videomessaggio per il lancio del Patto educativo, aveva sottolineato come l’attuale pandemia «ha accelerato e amplificato molte delle urgenze e delle emergenze che riscontravamo un anno fa e ne ha rivelate tante altre». Questo deve rafforzare l’impegno per «una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società». Ecco, questo è un esempio importantissimo di sinergia educativa, promossa dal nostro Governo in risposta alla proposta del Papa del Patto educativo globale”.
[1] MIUR – Piano Scuola Estata / 2021, https://pianoestate.static.istruzione.it/index.html