Il solito scenario di restiamoumanesimo e approfittatori ce lo racconta Selvaggia Lucarelli su TPI. Per chi non la ricordasse parliamo di Malika Chalhy la giovane di religione islamica che aveva raccontato nei mesi scorsi di essere stata cacciata di casa dai genitori perché lesbica.
Una storia con tutte le caratteristiche adatte ad essere sfruttata mediaticamente, infatti puntuali sono arrivati gli interventi in suo favore di molti personaggi dello spettacolo, da Alessandra Amoroso a Fedez ad Elodie. Anche la procura di Firenze ha ovviamente aperto un fascicolo sull’accaduto.
Per sfruttare la visibilità mediatica e ricavare qualcosa dalla vicenda di Malika Chalhy in queste settimane sono quindi state aperte due raccolte fondi su Gofundme nominalmente per aiutarla ad affrontare spese legali e altro. Una gestita dalla cugina Yasmine Atil, che ha raccolto 140mila euro, con decine di migliaia di donatori. L’altra, parallela, da Carlo Tumino che conta circa 12mila euro.
Quindi Malika, alternandosi tra la partecipazione a Firenze alle manifestazioni arcobalenate a sosteno del DDL Zan (manco a dirlo) a presenze in programmi televisivi (gestiti da ineffabili PR e consulenti d’immagine), con l’immancabile lacrima sul ciglio, la giovane vedeva lievitare le sue disponibilità economiche grazie ai versamenti che riceveva su ben due raccolte fondi on-line.
L’ennesima storiella strappalacrime di una giovane ‘cacciata di casa’ (?) perché lesbica, finita sotto i riflettori dei media e rilanciata a colpi di ospitate (a pagamento) nelle trasmissioni che ‘piacciono alla gente che piace’, col consueto epilogo passato dai fazzoletti intrisi di lacrime solidali ai conti correnti raggiunti da improvviso benessere e gonfiati alle spalle della beota generosità dei creduloni.
Decine di migliaia di euro piovuti da raccolte fondi destinate a questa ragazza per ‘poter ricominciare’ – e da lei promessi in beneficienza – ma poi immediatamente spesi per comprarsi una Mercedes nuova di zecca, comparsa però nelle stories di Istagram di un’amica che suscitano la curiosità dei più attenti. Poi le bugie (è la macchina di famiglia di un’amica) e infine la confessione: “volevo togliermi uno sfizio”. Persino Selvaggia Lucarelli se n’è accorta e pure Laura Boldrini, tirata in ballo, smentisce il suo coinvolgimento in progetti comuni e ne prende ora le distanze.
Che ci sia vita pure nel cervello dei cantori del buonismo?
Nei cantori del “buonismo” c’è solo opportunismo, e se queste storie raccolgono consenso e denaro non ne faccio una colpa alla ragazza ma alla dilagante demenza italica.