Sull’affaire del “mancato invito” a Meloni, bisogna fare dei distinguo. Dal punto di vista europeo, Francia e Germania hanno sempre fatto così, coordinandosi prima fra loro come del resto ha sancito il Trattato di Aquisgrana. Draghi è stato semplicemente un momento di formale coinvolgimento di Roma ma solo perché piaceva Draghi, non per un rinnovato amore per l’Italia. Ed è qui il grande nodo del nostro Paese: non è considerato alla pari delle altre forze e credibile finché non c’è un leader considerato tale, a prescindere dall’importanza del sistema-Italia.
Sul tema invece di Zelensky, secondo me ci sono due questioni. Il fatto che l’Italia non sia coinvolta è semplicemente frutto dell’esagerata percezione di molti sul nostro ruolo. In cosa saremmo più importanti rispetto a una Spagna o una Repubblica Ceca o un’Austria? Parlo esclusivamente del dossier Ucraina. Francamente non vedo perché debba esserci la corsa a venire a Roma e non a Madrid o L’Aia o altre capitali.
Sul fatto che Zelensky parli con Macron e Scholz (che non vedevano l’ora di far fuori Meloni, sia chiaro) c’è poi da dire che Francia e Germania hanno sempre fatto parte del Formato Normandia, hanno sempre dialogato con Putin, hanno trattato sull’invio di armi con gli Stati Uniti e possono sbloccare diverse partite in Europa. Sono nettamente più centrali di chiunque sieda a Palazzo Chigi, e questo è un dato di fatto.