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Home L'Editoriale

Manette parigine per le ombre rosse italiane

di Lorenzo Vita
28 Aprile 2021
in L'Editoriale
0
Manette parigine per le ombre rosse italiane
       

La Francia finalmente si attiva. Dopo anni di richieste, pretese, lamentele e soprattutto giustizia negata, gli ex terroristi di estrema sinistra Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi e Narciso Manenti torneranno in Italia per scontare le loro condanne. Una decisione che mitiga solo in parte la ferita aperta con la loro fuga e la protezione di Parigi, ma che indica che almeno qualcosa si è mosso. L’Italia c’è, ma c’è soprattutto la Francia: colpevole, inutile negarlo, di aver perso anni concedendo libertà e tutele a persone che sono stati riconosciute colpevoli di crimini che hanno insanguinato il nostro Paese e che per decenni sono rimaste impunite, libere di circolare tra i nostri cugini d’Oltralpe mentre in patria tante famiglie piangevano i loro morti senza ricevere alcuna giustizia.

Gli arresti sono un inizio. Una splendida tappa in un percorso di riconciliazione. Ma certo non spiegano né giustificano tanti anni letteralmente buttati. La “dottrina Mitterrand” ha per molto tempo concesso massima protezione a criminali. Mentre adesso, con uno schiocco di dita, sembra che questa protezione non avesse alcun motivo di esistere, visto che di punto in bianco sette ex terroristi arrestati per reati diversi e appartenenti a bande armate differenti sono stati tutti fermati in seguito a un’unica grande operazione dal nome esplicativo “Ombre rosse”. Nome soprattutto evocativo, perché al rosso dell’appartenenza ideologica si unisce l’ombra di una storia che deve ancora dare innumerevoli risposte. Perché le domande non possono fermarsi a una “semplice” raffica di arresti.

È chiaro, a questo punto, che i tempi della giustizia siano stati completamente modificati e stravolti dai tempi della politica. Di “giustizia” intesa come attività per applicare la legge, qui c’è poco o nulla. Solo venti giorni fa, il ministro della Giustizia Marta Cartabia aveva ribadito al suo omologo francese “massima attenzione e la pressante richiesta delle autorità italiane affinché gli autori degli attentati delle Brigate Rosse possano essere assicurati alla giustizia”. Una richiesta precisa che immaginiamo non sia stata certo espressa per la prima volta dall’Italia nei confronti della Francia. Eppure soltanto ora Parigi ha deciso di attivarsi.

Cosa è cambiato? Forse bastava avere un governo diverso? Bastava che ci fosse Mario Draghi a guidare Palazzo Chigi? Forse l’Eliseo attendeva come manna dal cielo un esecutivo italiano che fosse un interlocutore privilegiato in Europa? Oppure l’Italia è effettivamente talmente ambita come partner in Ue da iniziare finalmente a darci qualcosa in cambio? Quello che è certo è che bastava veramente poco. Non era un problema di giustizia, era un problema di politica. E la Francia forse sta lanciando più di un messaggio: forse a Emmanuel Macron serve Draghi.

Tags: brigate rosseEmmanuel MacronFranciaMario Draghiterrorismo
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