Il comando russo ha deciso di procedere all’evacuazione del presidio che, fin dai primi giorni del conflitto, era schierato sull’Isola dei Serpenti, in realtà poco più che uno scoglio, ma posto in posizione strategica a chiudere le vie d’accesso al porto di Odessa ed a poche decine di chilometri dalla costa romena.
L’importanza dell’isola è testimoniata dai sanguinosi tentativi compiuti dagli ucraini per riconquistarla, tutti falliti con pesanti perdite. A spingere i russi ad abbandonare l’isola è stata la sua eccentricità rispetto ai territori raggiunti in questi mesi e, dunque, alla lunghezza delle linee di rifornimento, esposte all’offesa avversaria.
A far pendere definitivamente la bilancia verso la scelta – certamente dolorosa – di ritirarsi, l’arrivo in Ucraina delle nuove artiglierie a lunga gittata fornite dai Paesi occidentali: queste hanno reso possibile per gli ucraini colpire l’isola più intensamente e senza ricorrere ai droni e missili. Contro le artiglierie a poco è valso il rafforzamento delle difese aeree russe. In buona sostanza difendere l’Isola dei Serpenti si è rivelato alla lunga eccessivamente dispendioso. A modificare l’equilibrio nell’area anche l’affondamento dell’incrociatore Moskva, componente centrale del dispositivo di difesa aerea della regione grazie ai suoi radar ed ai suoi missili.
E’ da notare come la conquista dell’Isola dei Serpenti nei primi giorni di guerra abbia dato origine ad una delle prime “bufale” del conflitto (combattuto anche a colpi di propaganda): per giorni i russi sono stati accusati dai media occidentali di aver giustiziato a sangue freddo i difensori, salvo vederli ricomparire tutti in discrete condizioni qualche giorno dopo in un video che mostrava il loro trasferimento a terra, verso la prigionia.