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Marco Bertolini/ La guerra degli anglo-americani non è la nostra guerra

di Redazione
14 Maggio 2022
in Rassegna Stampa
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Marco Bertolini/ La guerra degli anglo-americani non è la nostra guerra
       

Generale Marco Bertolini, è passato il 9 maggio. Putin ha parlato. Come legge il suo discorso?

Putin non ha detto niente di particolarmente scioccante rispetto a quello che tutti si aspettavano. Credo ci sia un po’ il vizio di imbeccare i russi secondo quelle che sarebbero le nostre aspettative. Putin ha mantenuto i toni bassi perché, checché se ne dica, la Russia (e specifico la Russia perché le personalizzazioni si prestano a criminalizzazioni che servono solo a chiudere ogni possibilità di dialogo) è quella col maggior interesse ad una trattativa. E non ci può arrivare sull’onda dell’esasperazione dovuta all’innalzamento dei toni che c’è stato in questi due mesi. Probabilmente, c’era l’aspettativa, forse anche la speranza in un discorso che avrebbe tagliato completamente i ponti ad una trattativa, ma così non è stato.

Putin ha raggiunto i suoi obiettivi?

Da un punto di vista tattico, Putin ha raggiunto i suoi obiettivi. Le repubbliche del Donbass sono sotto il controllo russo, ha preso Mariupol (tranne l’acciaieria che è ancora in mano al battaglione Azov, ma senza rilevanza tattica per le operazioni in corso) e ha ottenuto la continuità territoriale con la Crimea. L’obiettivo finale, ovvero l’esclusione dell’Ucraina dalla Nato, è ancora lontano. Questo obiettivo, però, Putin può raggiungerlo solamente attraverso una trattativa. Per questo, dico che se c’è qualcuno che ha interesse a negoziare, quel qualcuno è la Russia.

L’Occidente vuole negoziare con la Russia?

Molti non nascondono l’interesse a far entrare l’Ucraina nell’Alleanza atlantica, ma soprattutto vogliono far durare la guerra il più a lungo possibile per indebolire la Russia. Questo vale soprattutto per Stati Uniti e Gran Bretagna.

E Volodomyr Zelensky?

Non è un politico di professione, uno statista classico, ma questo non gli impedisce di comprendere che dovrebbe fare il bene del suo Paese, cercando una via negoziale alla pace che metta fine alle sofferenze del suo popolo. Il problema è che quando lo fa viene sistematicamente stoppato, come è successo nei giorni scorsi dopo le sue aperture sulla Crimea

Quale ruolo sta avendo il nostro Paese in questa guerra? L’Unione europea può fare qualcosa?

L’Italia è il Paese che ha più da perdere da questa situazione. Da un punto di vista energetico, siamo assolutamente dipendenti dal flusso di gas che arriva dalla Russia. Dal punto di vista commerciale, molte nostre imprese che avevano realizzato affari molto promettenti in Russia ora stanno fallendo. Cosa che non succede in Francia, che continua a rimanere in Russia con asset importanti, come la Renault. A volte pare quasi che il nostro Paese e lo stesso continente si considerino in mezzo all’Atlantico. È un calcolo comprensibile, ma che non tiene conto della realtà. In particolare, noi siamo in mezzo al Mediterraneo e dobbiamo fare i conti che questa condizione pone alle nostre vulnerabilità ed alle nostre opportunità.

Il recente invio di armi da parte italiana indica una chiara discesa in campo…

Per un Paese come l’Italia, non è il caso di intromettersi tra due Paesi europei, sovrani ed estranei alla nostra alleanza. L’Italia dovrebbe intromettersi in questo conflitto solamente per far sedere i contendenti attorno al tavolo della pace.


Dopo oltre 70 giorni di guerra, la Russia è sempre più lontana dal blocco europeo. Si può tornare indietro?

Con questa guerra, si è fatto un passo molto deciso nel separare la Russia dall’Europa. Se Mosca ha avuto un successo tattico, non lo ha avuto da un punto di vista politico perché è stata estromessa dal suo retroterra europeo. In effetti, la possibilità di ricucire sarà difficile. Ci vorranno politici molto in gamba, ma non ne vedo all’orizzonte…

Dobbiamo sperare in Emmanuel Macron?

Continua ad avere contatti con Putin, si telefonano. Questo è molto positivo.

E poi c’è la Germania di Scholz…

Da tempo, la Germania è una superpotenza economica, dalla quale dipende anche il benessere di tutto il continente. Come l’Italia è assolutamente dipendente dai rifornimenti energetici della Russia. In più è molto esposta perché il teatro centrale è quello più a rischio in caso di conflitto. Ha dunque molto da dire. Bisogna vedere se Scholz ha la stessa caratura della Merkel, ma i suoi distinguo pesano. Questo mi fa pensare che la Germania riesca ad evitare un coinvolgimento dell’Alleanza e uno scontro con la Russia. Dobbiamo poi tenere a mente che c’è pure la Turchia, che non appartiene all’Europa ma è un Paese mediterraneo della Nato. Il fatto che continui a mantenere aperto un dialogo con entrambi i contendenti fa ben sperare. Noi ora dobbiamo sperare nei vessilliferi della pace: Francia, Germania, Turchia e Ungheria (quest’ultima con un diverso peso specifico). Gli altri o sono semplici spettatori paganti (perché contribuiscono allo sforzo bellico ucraino) di questo spettacolo, oppure sembrano presi dalla sindrome di Stoccolma e spingono per la guerra.

Matteo Carnieletto, Il Giornale, 12 maggio 2022

Tags: guerreMarco BertoliniRussiaUcraina
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