• Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci
lunedì 20 Marzo 2023
  • Login
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Newsletter
Destra.it
SOSTIENICI
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
  • Pòlis
  • Il Punto
  • Società & Tendenze
  • Economia
  • Europae
  • Estera
  • Mondi
  • Libri & Liberi
  • Altre
    • Terra Madre
    • Multimedia
    • Arte&Artisti
    • Televisionando
    • Appunti di viaggio
    • Al Muro del Tempo
    • Rassegna Stampa
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Destra.it
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Home Rassegna Stampa

Marco Tarchi/ L’Europa nella trappola di Biden

di Redazione
23 Febbraio 2022
in Rassegna Stampa
0
Marco Tarchi/ L’Europa nella trappola di Biden
       

Lo aveva detto subito dopo l’elezione: gli Stati Uniti d’America avrebbero riaffermato la guida dei loro alleati «con la potenza e con l’esempio». Il programma di Joe Biden era chiaro: chiudere la parentesi trumpiana di relativa concentrazione sullo scenario interno e riannodare le fila di quell’interventismo a vocazione egemonica che è il marchio di fabbrica degli States da un secolo a questa parte. È bastato un anno, dopo il momentaneo sbandamento sullo scenario afghano – che ormai faceva da ingombro, con le sue troppe complicazioni, alla direttrice di marcia dell’offensiva programmata –, per capire che l’inquilino della Casa Bianca, malgrado le malferme condizioni di salute su cui molto si è speculato, faceva sul serio.

Ogni occasione per lanciare sfide ai potenziali concorrenti al dominio planetario è stata colta. Come c’era da aspettarsi, il bersaglio principale dell’offensiva propagandistica è stata la temutissima Cina, accusata secondo uno spartito ormai abituale, di violazione dei diritti umani. Avendo diminuito la sua efficacia il richiamo alle vicende tibetane, non più in evidenza nelle agende dei media e delle pubbliche opinioni, è entrata in scena la persecuzione degli uiguri, a suon di rivelazioni e inchieste finite in prima pagina anche su giornali – come il quotidiano francese Libération – che avevano inaugurato le pubblicazioni all’insegna dell’elogio della Cina maoista e perseverato per decenni a prendere di mira le malefatte di quello che ancora chiamavano imperialismo americano. A latere, il dito è stato puntato anche sugli appetiti nutriti dal Dragone in merito all’isola di Taiwan, descritta come sul punto di essere fagocitata a suon di bombardamenti aerei e navali. E ovviamente ognuna di queste campagne è stata seguita e spalleggiata dalle comparse del coro occidentalista, pronti a rilanciare sul terreno delle analisi geopolitiche, economiche e persino ambientali il Leitmotiv del pericolo giallo e delle terribili insidie celate nel progetto della Via della seta. La spoliazione delle risorse di materie prime africane e latinoamericane ad opera degli emissari di Xi Jinping si è così aggiunta alla lunga lista delle malefatte del grande paese d’Oriente, già responsabile di una troppo folgorante ascesa commerciale e produttiva.

Malgrado gli sforzi profusi su questo versante da politici, “esperti” e giornalisti, l’allarme sulla minaccia cinese al “mondo libero” non ha però avuto gli effetti sperati al di fuori dei confini degli Usa. Troppo lontano, il colosso asiatico, per turbare i sonni del cittadino medio europeo. E troppo flemmatiche ed elastiche, come da lunga tradizione del paese, le repliche degli accusati per offrire pretesti ad ulteriori intemerate di Washington. Meglio, allora, andare alla ricerca di un caso più adatto ad infiammare gli spiriti degli alleati-sudditi d’Oltreoceano. La Russia faceva perfettamente alla bisogna: un leader descritto da sempre come un autocrate cinico, astuto e spietato, sospettato di avvelenare i dissidenti; un paese in crisi economica ma capace di sviluppare un apparato militare sempre più sofisticato e di riassumere un ruolo di potenza anche grazie ad una incisiva proiezione sullo scenario mediterraneo e mediorientale (caso siriano in primo luogo); una diplomazia attiva su più fronti e impegnata a tessere legami più stretti con Pechino. Ed è stato quasi automatica riportarla in primo piano nello schema di rinnovata guerra fredda che gli strateghi nordamericani hanno elaborato.

La Nato, come sempre e soprattutto come avviene dal 1989 in poi, è stata lo strumento privilegiato della manovra, con il suo costante allargamento ad Est. L’Ucraina il pretesto ideale. Non occorreva una mente fine per prevedere che la minaccia del dispiegamento dell’apparato militare occidentale sui confini russi – inevitabile conseguenza dell’inclusione di Kiev nell’alleanza atlantica – avrebbe suscitato l’immediata reazione di Mosca. E che questa sarebbe stata sfruttata, stanti i precedenti di Crimea e Donbass, per gridare alla “aggressione” preordinata dal Cremlino e istigare i sentimenti e pregiudizi antirussi diffusi sul continente europeo, specialmente sul lato orientale.

Come è noto anche a chi non ha mai messo piede in un casinò, alla roulette non conviene puntare contemporaneamente sul rosso e sul nero: la perdita è sicura. Nel gioco bellico statunitense, non è stato così. Orchestrare un’isterica campagna propagandistica sul rischio imminente (addirittura fissato in un giorno preciso: il “fatidico” 16 febbraio) di un’invasione del territorio ucraino, con il contorno di apocalittici bombardamenti, stragi di civili ed esodi di massa, avrebbe portato comunque frutti cospicui. Dando per certo (l’ha detto la Cia…) il conflitto, se l’attacco ci fosse stato, gli Usa sarebbero passati da vigili guardiani dell’ordine planetario e baluardo della democrazia contro l’espansionismo dell’orso/orco moscovita. Se non ci fosse stato, si sarebbero potuti intestare il merito di averlo preventivamente stoppato, intimidendo il nuovo Zar e suggerendogli il ritiro delle truppe dai confini ucraini grazie allo spauracchio delle “dure” sanzioni. In entrambe le ipotesi, avrebbero ulteriormente rafforzato il proprio ruolo e la propria immagine a livello planetario, dimostrandosi in grado di mettere in riga per l’ennesima volta i governi europei, costringendoli a seguire ciecamente le loro direttive. E puntando a negoziare con la Russia un congelamento delle ipotesi di adesioni di Kiev alla Nato in cambio di un rallentamento o raffreddamento degli accordi con la Cina.

La trappola, insomma, è stata ben congegnata. E, come sempre, ha messo in chiaro l’incapacità – e soprattutto la mancanza di volontà – dell’Unione europea di svincolare le proprie sorti ed i propri interessi dai desiderata del Grande Fratello d’oltreoceano. La pantomima delle “mediazioni” di Francia o Germania non nasconde questa triste realtà. Alla quale è indispensabile oppure, in un’epoca in cui altro non sembra possibile fare, quantomeno un’inflessibile resistenza interiore, continuando ad esprimere in ogni sede il rifiuto della strategia, della mentalità e della cultura occidentalista.

Marco Tarchi, Diorama 365, febbraio 2022

Tags: guerreJoe BidenMarco TarchiRussiaUcrainaUSAVladimir Putin
Articolo precedente

Dalla Cina al Canada avanza l’autoritarismo sanitario

Prossimo articolo

A Genova il più grande Museo del Mare del Mediterraneo. Incontriamo il suo presidente Nicoletta Viziano

Redazione

Correlati Articoli

L’Occidente incrimina Putin e allontana la pace
Home

L’Occidente incrimina Putin e allontana la pace

di Gian Micalessin
19 Marzo 2023
0

 «Scene orribili e rivoltanti con le immagini del corpo insanguinato trasmesse in tutto il mondo». Con queste parole dai toni...

Leggi tutto
Ankara e Damasco si avvicinano, i curdi pagano il conto

Ankara e Damasco si avvicinano, i curdi pagano il conto

19 Marzo 2023
Crosetto, la Wagner e i migranti. Cronaca di una bufala malpensata

Crosetto, la Wagner e i migranti. Cronaca di una bufala malpensata

17 Marzo 2023
Un drone USA cade nel Mar Nero davanti alla Crimea

Un drone USA cade nel Mar Nero davanti alla Crimea

15 Marzo 2023
Carica altro
Prossimo articolo
A Genova il più grande Museo del Mare del Mediterraneo. Incontriamo il suo presidente Nicoletta Viziano

A Genova il più grande Museo del Mare del Mediterraneo. Incontriamo il suo presidente Nicoletta Viziano

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

L’Occidente incrimina Putin e allontana la pace

L’Occidente incrimina Putin e allontana la pace

19 Marzo 2023
Da un mondo senza Stato a uno Stato onnipotente

Da un mondo senza Stato a uno Stato onnipotente

19 Marzo 2023
Ankara e Damasco si avvicinano, i curdi pagano il conto

Ankara e Damasco si avvicinano, i curdi pagano il conto

19 Marzo 2023
Pechino, Taipei e la sfida del porcospino

Pechino, Taipei e la sfida del porcospino

19 Marzo 2023

Tag

Africa Berlusconi centrodestra Chiesa cattolica Cina cinema comunismo coronavirus Donald Trump economia elezioni Europa fascismo forze armate Francia Fratelli d'Italia geopolitica Germania Giorgia Meloni Gran Bretagna guerre immigrazione clandestina ISIS Islam lavoro Libia Mare Marine Le Pen Matteo Renzi Matteo Salvini Mediterraneo Milano Partito Democratico petrolio Roma Russia Siria sovranità nazionale storia terrorismo trasporti Turchia Unione Europea USA Vladimir Putin
Facebook Twitter

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Destra.it per restare continuamente aggiornato.
Ti segnaleremo novità, eventi ed accadimenti più interessanti!

Menu

  • Home
  • Cos’è Destra.it
  • La redazione
  • Newsletter
  • Contattaci

Destra.it

Un giornale telematico che raccoglie le idee, i contenuti, i confronti della comunità umana e intellettuale della destra europea, moderna, nazionale e sociale. Rappresenta l’accesso alla rete e la piattaforma di dibattito di chiunque, provenendo o aderendo a un lungo percorso storico, si riconosca in quei valori culturali e ideali su cui si è sedimentato nei secoli il pensiero di destra.

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Home
  • Chi siamo
  • La Redazione di Destra.it
  • Newsletter
  • Contattaci
  • Categorie
    • Pòlis
    • Il punto
    • Europae
    • Mondi
    • Estera
    • Guerre e pace
    • Economia
    • Levante
    • Libri&LIBERI
    • Arte&Artisti
    • Multimedia
    • Facite Ammuina
    • Al Muro del Tempo
    • Appunti di viaggio
    • Rassegna Stampa

© 2021 - Destra.it periodico online indipendente; Registrazione Tribunale di Milano n. 30 del 9/2/2021; Sede: Viale Papiniano, 38 Milano.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In