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Home Economia

Mare & lavoro/ La nautica italiana, un patrimonio importante e dimenticato

di Nicola Silenti
10 Giugno 2020
in Economia, Home
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Una produttività in costante crescita, investimenti al rialzo e prospettive occupazionali tutte di segno positivo per il diporto nautico trainato da una produzione annuale in crescita del 33 per cento da almeno sei anni consecutivi classificando il settore una delle voci rilevanti della blue economy nazionale non soltanto per il suo fatturato ma anche per la forza lavoro impiegata.

Purtroppo l’emergenza collegata al Covid-19 ha colpito anche il mondo della nautica da diporto e quindi non possiamo ignorare le difficoltà che incontrano in questo momento i lavoratori marittimi stagionali arruolati a bordo dei grandi yacht sia di bandiera italiana che estera come già segnalato in un precedente articolo su questa stessa testata. Ed è proprio grazie alla lettura di detto articolo che siamo venuti in contatto con l’A.MA.DI.la massima associazione fra marittimi specializzati nel settore del diporto e che oggi rappresenta un punto di riferimento per la categoria e che tramite uno dei suoi rappresentanti ha ritenuto doveroso fare alcune precisazioni.

“Questo è un momento particolare per i marittimi del diporto – evidenzia il comandante Luciano Panizzut di A.MA.DI. – ed in particolare per i marittimi che lavorano su yachts di bandiera estera che sono praticamente invisibili per lo Stato italiano in tutti i suoi aspetti: quello sanitario, quello dell’Autorità Marittima, in quanto se non iscritti alla Gente di Mare o in possesso di Certificati di Competenza italiani possono tranquillamente lavorare su unità straniere con il solo passaporto e abilitazioni estere, quello fiscale, in quanto lavorando per la maggior parte dell’anno in territorio straniero non hanno obblighi di dichiarazione dei redditi in Italia, quello della Previdenza Sociale, per cui gli Armatori non sono tenuti a versare contribuzioni all’INPS, ed infine in quello sociale, dove non hanno alcun diritto o paracadute sociale in caso di disoccupazione o di mancate entrate in caso di infortunio o malattia”.

Analizzando questo ultimo punto si può asserire che non versando niente allo Stato italiano non si abbia diritto ad alcuna forma di tutela ma non si considera che tutti i marittimi italiani sarebbero ben felici di imbarcare su navi da diporto con il tricolore a poppa, usufruendo cosi di tutti i relativi benefici, ma se ci si rivolge al mercato degli yachts di bandiera straniera è solo perchè quasi tutte le navi da diporto circolanti nel Mediterraneo non battono bandiera italiana e quindi bisognerebbe invogliare gli armatori a privilegiare la bandiera italiana facendoli usufruire di normative più malleabili e vantaggiose per tutti tenuto conto che il mondo della nautica da diporto vale miliardi e una nave da diporto porta alla nazione di cui batte bandiera circa il 9%del suo valore totale.

“In questo periodo particolare conseguente alla pandemia Covid-19 – riflette amaro il comandante Panizzut – molti armatori tardano ad armare le proprie barche e alcuni ci hanno già rinunciato, nell’incertezza dello svolgersi della stagione, con la conseguenza che i marittimi che ricoprono ruoli come marinai, hostess, steward, cuochi e che venivano prevalentemente imbarcati per la stagione, sono in ansia perchè vedono ridurre se non addirittura azzerarsi le prospettive di guadagno per il 2020”.

Da sottolineare che l’ Associazione Marittimi Diporto ha varie volte sollecitato misure di sostegno e ammortizzatori sociali, ma è evidente che, anche qualora queste richieste sortissero qualche effetto per i marittimi, sarebbero solo per quei marittimi di cui il Governo avesse contezza, e non certo per gli invisibili.

Tags: economialavoroMarenautica
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