Ora che con l’assoluzione di Erri De Luca giustizia è fatta e che, almeno secondo la congrega degli intellettuali conformisti e radical chic, la libertà di opinione e di espressione in Italia e’ salva dovremmo essere tutti più tranquilli, felici e contenti.
L’illustre scrittore rosso, con stoica abnegazione, aveva dichiarato in televisione, di fronte ad un adorante Corrado Formigli che gli aveva organizzato il solito spettacolino denso di finta drammaticità e indignazione di maniera, che avrebbe “accettato la sentenza” di eventuale condanna (come se si potesse scegliere).
In aula non aveva esitato a ribadire la sua posizione: “Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”.
Aggiungendo anche, con scarso senso della storia e della misura, “Sabotare, verbo nobile e democratico pronunciato e praticato da Gandhi e Mandela con enormi risultati politici”.
Dimenticando che Gandhi e Mandela lottavano l’uno contro un potentissimo impero coloniale che occupava e sfruttava il suo paese, l’altro contro la repressione di un regime autoritario fondato sulla discriminazione razziale.
Contesti, a parte la assurda sproporzione del paragone, ben diversi dalla Repubblica democratica nata dalla resistenza e dotata della Costituzione “più bella del mondo”.
Senza contare che Gandhi non si sarebbe mai sognato di piazzare bombe nei cantieri o di assalire la Polizia con tecniche da guerriglia urbana.
Pare addirittura che l’indignazione per la preoccupante repressione della libertà di opinione in atto in Italia abbia raggiunto persino il presidente francese Hollande il quale, evidentemente non contento della vergognosa protezione offerta all’assassino Cesare Battisti, anch’egli dipinto da quelle parti come un intellettuale ingiustamente perseguitato (un bel paradosso per il paese che ha fucilato Robert Brasillach, colpevole solo delle sue opinioni), avrebbe perorato con Renzi la causa del prode Erri, aggiungendosi così alla scontata compagnia di giro degli intellettuali, registi, scrittori, attori, giornalisti, comici, professoroni (e chi più ne ha più ne metta) sempre indignati a comando, ma solo per quello che fa comodo, e firmaioli per vocazione.
Tutti felici e contenti, quindi, al grido di “le parole non si processano”, a quanto pare nemmeno quando dovrebbero costituire reato, come se essere uno scrittore fosse un salvacondotto che autorizza e giustifica qualsiasi comportamento, inclusi l’incitazione alla violenza e l’apologia della stessa.
Quello che colpisce più di tutto in questo caso e’ la scarsa memoria di quelli che ora esultano.
Eppure la stagione dei cattivi maestri degli anni settanta non è così lontana e dovrebbe costituire un monito contro l’uso disinvolto di parole e concetti.
Tutti dovrebbero ricordare come andò a finire quando le parole in libertà di qualche intellettuale fanatico ed irresponsabile si trasformarono in piombo, generando una lunga stagione di sangue, perché qualcuno le aveva prese sul serio impugnando le armi ed agendo di conseguenza.
Pagarono le centinaia di persone uccise o ferite, e pago’ (sia pure godendo di troppa indulgenza) anche chi aveva sparato.
La fecero quasi sempre franca, invece, quelli che con le loro parole in libertà avevano innescato la violenza lanciando il sasso ma nascondendo la mano al momento opportuno.
Strano che Erri De Luca non si ricordi di quella tragica stagione che pure, dal vertice di quell’incubatore di violenza politica che fu Lotta Continua, aveva visto molto da vicino senza risparmiarsi, nemmeno allora, nell’uso disinvolto e pericoloso delle parole.
Strano che abbia dimenticato che in determinate situazioni certe parole possono avere l’effetto della benzina sul fuoco.
Strano che non abbia riflettuto su evidenti analogie, pur in un contesto fortunatamente molto diverso, che collegano alcuni movimenti No Tav di oggi a movimenti eversivi di ieri.
Sappiamo però che se e quando qualcuno prenderà sul serio le parole di Erri De Luca passando ai fatti ed al sabotaggio violento della TAV le chiacchiere di questi giorni verranno dimenticate e nessuno di quelli che oggi strombazzano proclami di vittoria, a cominciare dallo stesso Erri De Luca, si considererà minimamente responsabile delle conseguenze delle parole dispensate con tanta irresponsabilità.
Ovviamente possiamo solo augurarci che non succeda niente del genere.
Se, pero’, dovesse malauguratamente succedere speriamo almeno che i violenti trovino nei magistrati meno benevolenza di quanta ne ha, per sua fortuna, trovato il mancato martire Erri De Luca.
Per il resto possiamo solo augurarci l’impugnazione del Pubblico Ministero.