Nell’intervento pronunziato in occasione della cerimonia commemorativa delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, ad avviso del presidente della Repubblica Mattarella che “l’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dai gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione”. “Con un lavorio paziente ed incessante hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicità”.
Nonostante tutto ciò innegabile, emergono quotidianamente le denunzie contro la mafia e appare realistico ma non deciso il parere sulla “non ancora definita sconfitta”. Mattarella non può celare che essa “estende i suoi tentacoli nefasti in attività illecite e insidiose anche a livello internazionale” e ritiene necessario e realistico “tenere sempre la guardia alta e l’attenzione da parte di tutte le forze dello stato”. Appare consolatoria e tutt’altro che definitiva la tesi, posta con il verbo al modo indicativo, che “la condanna popolare, ampia e possente, ha respinto con efficacia, in modo chiaro, corale e diffuso, i metodi, l’esistenza della mafia [boom!]”.
Il presidente sconfessa e scomunica le zone grigie, le omertà, le connivenze e deve incoraggiare e stimolare “gli uomini liberi e coraggiosi”, a non nascondersi, a fornire quotidianamente prove concrete, tangibili ed incisive della contrapposizione. Il capo dello Stato non può non ammettere che molto, anzi tanto resta da fare. Appare francamente scontato perché tante contraddizioni e tanti ritardi emergono sull’atteggiamento della magistratura l’appello al “ruolo” e alla “dignità della funzione di giustizia”. Purtroppo, dopo la situazione emersa con Palamara e le contrapposizioni di Milano, la società civile attende siano realizzate riforme sui tempi, sui modi e delle sulle misure della giustizia e civile e penale e amministrativa.
Mattarella ammette che “anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge provoca turbamento”. Ancora il capo dello Stato, non dimentichiamolo tra il 2011 e il 2015, giudice della Corte costituzionale, rileva che “sentimenti di contrapposizione, contese, divisioni, polemiche all’interno della Magistratura, minano il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario”. Mattarella torna su affermazioni solenni fatte nel giugno 2019 al CSM e nel giugno 2020 al Quirinale: “la credibilità della Magistratura e la sua capacità di riscuotere fiducia sono imprescindibili per il sistema costituzionale e per il positivo svolgimento della Repubblica”.
Se è vero che “gli strumenti a disposizione non mancano”, è vero – e non può essere negato – che si sia lontani ed insensibili dai progetti autentici ed indispensabili, responsabili primi e massimi, i partiti della sinistra inconcludenti ed incapaci.