Alessandro Campi, studioso autorevole, ha pubblicato su “Il Messaggero” un editoriale, dal titolo discutibile e dal contenuto opinabile, “Divisioni interne. La lezione del Cavaliere alla destra in affanno”. L’editorialista fa notare, considerando la realtà anagrafica e di salute (Berlusconi ha compiuto lo scorso 29 settembre 85 anni e non gode di condizioni stabili), che ritenerlo e presentarlo “Presidente della Repubblica è un bel sogno (per i suoi storici avversari in realtà è un incubo). Lo sa lui per primo [siamo sicuri?], che in questi giorni si sta accreditando in quel ruolo soprattutto per divertimento personale, nei panni di guastatore della politica [boh?] che gli sono sempre piaciuti, pur essendo parte [a suo avviso essenziale e primario] di quel teatrino anche se ormai in qualità di storico impresario più che di prim’attore, non perché convinto di potercela fare”. L’ultima frase merita un gigantesco “boh!”, un colossale interrogativo.
Ciampi addebita pesanti responsabilità agli amici ed estimatori di Berlusconi, che hanno dimenticato il celebre invito di Garibaldi “Romani, siate seri!”. Il professore nell’ateneo perugino attribuisce a Berlusconi il merito, inconsistente, di aver “inventato” il centrodestra, formula politica ed esclusiva al servizio dei suoi progetti e delle sue ambizioni. Il Cavaliere – secondo il parere di Campi – “essendosi indebolito elettoralmente e fattosi fatalmente anziano, semplicemente incute meno timore”.
L’analisi è articolata ma non tiene conto del rapporto dell’elettorato, le cui dimensioni si fanno di occasione in occasione, più ridotte per l’astensionismo giunto a dimensioni colossali per il disinteresse ed il rifiuto verso i partiti, a qualunque area appartengano. Sono proprio i raggruppamenti politici ad avere ignorato l’atteggiamento dilagante dei cittadini, atteggiamento che non ha altro significato se non quello della sconfessione aperta e decisa specie dopo opzioni incompatibili con le radici storiche, come nel caso dell’epidemia.
“La scommessa – conclude Campi – già in previsione delle prossime elezioni politiche, è insomma quella di far nascere un centrodestra nuovo anche se in continuità con quello che ha finito il suo ciclo. Berlusconi ha molto da insegnare. Meloni e Salvini molto da apprendere. Uniti possono ancora vincere. Divisi, perdono tutti”.
I tre contendenti, perché in tutta franchezza altro non sono, debbono abbandonare tanto e debbono costruire tanto, tutti all’unisono, in sintonia, senza isterismi e senza egemonie infondate.