In principio fu una cena a Roma con Marine Le Pen. Poi la candidatura congiunta di Vittorio Feltri al Quirinale, l’unica proposta chiara emersa in un centrodestra dilaniato dalle contraddizioni di FI e Ncd.
Poi qualche giorno di freddo, in corrispondenza con la rottura (o presunta tale) del patto del Nazareno e il riavvicinamento Berlusconi-Salvini.
Eppure ieri la fiammella del “fronte identitario” si è riaccesa.
Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno presentato insieme un calendario di iniziative contro il governo Renzi e le sue politiche sciagurate.
Il segretario leghista aveva già da tempo scelto Roma per la sua adunata del 28 febbraio che, per la prima volta, punta non soltanto alla “calata dei barbari (sognanti)” sulla Capitale ma anche a una mobilitazione dal centro-sud.
La leader di Fratelli d’Italia risponde convocando i suoi a Venezia sabato 7 marzo: una sfida nel cuore del Nord-est produttivo, vessato dalle tasse, ferito dalla corruzione (es. Mose), abbandonato all’insicurezza da uno Stato irresponsabile come nel caso del benzinaio Stacchio e del gioielliere Zancan.
Fin qui tutto normale, ognuno si riempie la sua piazza e via. La novità sta nel fatto che per la prima volta due iniziative così saranno collegate politicamente e che a collegarle non sarà Silvio Berlusconi.
Lei salirà sul palco della sua città, quella dove un movimento sempre più in crescita le chiede di candidarsi sindaco per liberarla da Marino (con il sostegno del “Matteo buono”), per portare il suo saluto alla piazza della nuova Lega salviniana.
Lui contraccambierà la visita una settimana dopo in quella laguna che oggi rappresenta l’avamposto leghista da difendere ad ogni costo con la riconferma di Zaia, nella speranza che per quel giorno i malumori interni saranno stati sedati.
È l’embrione di quella alleanza anti-Renzi che può rinascere soltanto dalla coerenza dei comportamenti e dalla fine di patti, più o meno dichiarati, con il menestrello di Firenze.
È il primo passo, non irrilevante, per provare a costruire quel “fronte identitario” sul modello francese che può rappresentare l’alternativa concreta al renzismo e all’Europa della Merkel.
Nessuno si illude che sarà un cammino facile né privo di insidie.
Se molti temi ci uniscono, a partire da Europa, immigrazione e difesa dei produttori dalle tasse e dalla finanza speculativa, molti altri ci dividono a partire dall’unità nazionale e dall’assetto dello Stato.
Fino ad arrivare alla crisi libica di questi giorni, in cui tanto FdI quanto la Lega auspicano il blocco degli sbarchi ma il partito della Meloni è stato l’unico nel panorama politico italiano a schierarsi esplicitamente a favore dell’intervento militare contro l’Isis, tanto da promuovere per questo fine settimana una serie di fiaccolate in tutte le principali città italiane.
Insomma, qualcosa si muove a destra e va seguito con attenzione e fiducia.
L’appuntamento per tutti è per Sabato 7 marzo a Venezia, non mancate!
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Se riescono a non litigare per le questioni di unità nazionale, potrebbero ricreare una vera destra in Italia a favore degli italiani.
Forse sono gli unici due partiti che hanno capito che con l’Isis non si può “trattare”, non c’è “azione diplomatica che tenga”. Ci hanno minacciato, ci hanno dichiarato guerra. Dobbiamo rispondere prima di essere invasi… e non solo con infiltrazione tramite i clandestini, ma militarmente.
Giorgia e Matteo, ho tante speranze, non deludete me e l’Italia
Fossi Salvini non mi fiderei di chi ha fatto parte della lunga, buia e tragica notte di alleanza antinazionale.
Quanto all’Unità Nazionale, evidentemente, l’articolista ignora che detto Valore è stato distrutto, nei decenni precedenti, da DC, PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI.
Guardate che Salvini ha decisamente abbandonato le antiche velleità secessioniste. Anzi, continua a dichiararsi secessionista ma per dire che vuole uscire dalla Ue. Trovo molto interessante il suo progetto politico di fare della Lega un partito nazionale e populista alla Le Pen.
Al contrario, vedo molto più in difficoltà FdI, che continua a tenere un atteggiamento moderato e spaventato su temi come euro, Europa e immigrazione. Il rischio concreto è che gli elettori seguano Salvini, senza più alcuna speranza per chi ancora soffre della “sindrome di Fiuggi”.
Sono d’accordo con te!
Una domanda personale, Alessandro, sei stato nel FI 21 EVD negli anni ’70?