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Memorie/ Beatificato il seminarista ucciso dai comunisti nel 1945

di Mario Bozzi Sentieri
29 Marzo 2013
in Home
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Memorie/ Beatificato il seminarista ucciso dai comunisti nel 1945
       

Sono  sessantatre  i beati che Papa Francesco ha autorizzato recentemente, sottoscrivendo – con il suo atto – che sono tutti morti “in odium fidei”, a causa cioè della loro fede e della violenza anticristiana scatenata nei loro confronti. La maggior parte di loro sono state vittime della guerra civile spagnola.  È il caso del vescovo Jaén Emanuele Basulto Jiménez e di altre decine di sacerdoti e religiosi. Tra essi, Giuseppe Massimo Moro Briz con altri 4 compagni della diocesi di Avila; Gioacchino Jovaní Marín e altri 14, della Società dei sacerdoti operai diocesani; Andrea da Palazuel), insieme ad altri 31 confratelli cappuccini. Tutti uccisi dai “rojos”, i “rossi”,  tra il 1936 e il 1938 durante la guerra civile per non aver abiurato al loro ruolo durante le violente persecuzione contro la Chiesa. L’attenzione verso i martiri spagnoli non è, per la Chiesa, una novità, vista le beatificazioni compiute, a partire dal 1987, da Giovanni Paolo II e  continuate da Benedetto XVI. Emblematico, tra le recenti beatificazioni fatte da Papa Bergoglio, è invece il caso di un giovane seminarista italiano, Rolando Rivi, trucidato dai partigiani comunisti nel 1945.

Nato il 7 gennaio 1931 a San Valentino di Castellarano Rolando Rivi e’ il primo seminarista di un seminario minore diocesano a essere proclamato beato perche’ martire. “In questa causa e’ in gioco non solo il riconoscimento della santita’ di vita e del martirio di Rolando, ma e’ in gioco molto del destino della Chiesa, non solo in Italia”, aveva affermato recentemente monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara. Nel maggio scorso, con un giudizio unanime e in tempi rapidi, i teologi della Congregazione delle Cause dei Santi avevano riconosciuto il martirio di questo adolescente ucciso perché la talare che indossavano lo faceva considerare un “nemico”.

“Diventera’ un mascalzone o un santo”, diceva  sua nonna, quando da bambino lo vedeva dividersi tra l’eccessiva esuberanza e le preghiere recitate con una devozione che lasciava stupiti per la sua giovanissima eta’. A undici anni, subito dopo la Cresima, senti’ improvvisa la chiamata del Signore: “Voglio farmi prete per salvare tante anime. Poi partiro’ missionario per fare conoscere Gesu’ lontano”, disse ai genitori che assecondarono la sua vocazione, e all’inizio del 1942, lo mandarono nel Seminario di Marola, a Carpineti, in provincia di Reggio Emilia, per frequentare le scuole medie e per iniziare gli studi che un giorno lo avrebbero fatto diventare prete.

In seminario indosso’ con orgoglio l’abito talare, considerandola il segno dell’appartenenza  alla Chiesa e non se ne separo’ sino alla morte, portandola anche quando l’Italia era divisa da un odio fratricida,  diffuso dai comunisti che consideravano i sacerdoti nemici da uccidere. Il  suo sogno di diventare prete si spezzo’ nel 1944 quando i tedeschi occuparono il seminario di Marola e tutti i ragazzi dovettero tornare nelle loro case e continuare gli studi da soli.

Rolando Rivi rientro’ a San Valentino ma continuo’ a indossare la talare. “Studio da prete e la tonaca e’ il segno che io sono di Gesu’”, rispondeva con determinazione, dividendosi sempre tra la chiesa, la casa e un boschetto dove andava a studiare. Fece cosi’ anche il 10 aprile 1945, ma quel giorno non torno’ a casa. E quando, non vedendolo arrivare, i genitori andarono a cercarlo, trovarono a terra i libri e un biglietto: “Non cercatelo, viene un momento con noi partigiani”.

Si misero a cercarlo dovunque. Quattro giorni dopo un partigiano che aveva assistito alle ultime ore di vita del ragazzo, tentando di opporsi alla sua fine, confesso’ che cosa era accaduto: Rolando Rivi era stato sequestrato, torturato e ucciso a Piana di Monchio, sull’Appennino modenese. Era successo il 13 aprile 1945, fu ritrovato, su indicazione del partigiano comunista pentito, il giorno dopo da suo padre e da quel momento divenne il simbolo dell’amore per Dio. Sono trascorsi quasi settant’anni da allora ma sulla sua tomba all’interno dell’antica Pieve di San Valentino, a Castellarano, ancora oggi , ogni giorno, decine di persone vanno a pregarlo e domandargli una grazia.

Ora, con il pronunciamento di  Papa Francesco, Rivi è di fatto beato, anche se formalmente la beatificazione avverrà quando il prefetto delle congregazione leggerà il decreto del Papa che avverrà con ogni probabilità in Cattedrale a Modena nei prossimi mesi.
Quel giorno Rolando Rivi porterà in dote due record: sarà il primo beato in Italia tra i seminaristi di un seminario minori diocesano e il primo tra i 130 sacerdoti o seminaristi uccisi dalla violenza comunista negli anni della guerra civile.

 

Tags: Chiesacomunismoguerra civilePapa Francesco IpartigianiresistenzaRolando Rivi
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