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Michael Collins, l’uomo che visse più lontano dalla Terra

di Eugenio Pasquinucci
19 Luglio 2019
in Home, Società&Tendenze
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Michael Collins, l’uomo che visse più lontano dalla Terra

Ognuno, sulla sua scrivania, nel suo ambiente di lavoro, ama attorniarsi di fotografie, ritratti, santini che gli diano conforto durante le quotidiane fatiche. Ci sono immagini di familiari, talvolta l’immancabile padre Pio benedicente, istantanee di se stessi con uomini di potere per rafforzare il proprio ego ed incutere rispetto ad occasionali interlocutori. Ma pochi possono vantare, come il sottoscritto, di avere a protezione del proprio lavoro l’incombente fotografia dei tre astronauti dell’Apollo 11 con relativi autografi, in posa con la luna come sfondo.


Arrivai a questa conquista da collezionista quando vidi sul settimanale Epoca, il più diffuso negli anni sessanta, la foto dell’astronauta Frank Borman; nella didascalia si spiegava che costui era un collaboratore di una piccola chiesa in una cittadina del Texas. Cosi scrissi a Borman, presso quella chiesa, senza neanche un indirizzo preciso, chiedendogli un autografo. Inaspettatamente ottenni risposta e mi pervenne una lettera intestata National Astronautics and Space Administration con le firme di Borman, Lovell e Anders, l’equipaggio dell’Apollo 8 che per primo fece un volo orbitale attorno alla luna e che per primo vide la Terra dalla visuale di un altro pianeta. I tre ebbero l’idea di leggere dallo spazio la Bibbia, i primi dieci versetti della Genesi, dove è descritta la creazione; ognuno ne lesse un passo. Nessun terrestre ritenne l’idea offensiva di un’altra religione e tutto il mondo si commosse.


Con l’intestazione della Nasa non mi fu difficile in seguito chiedere altri autografi, come quello di Eugene Cernan, fino a quando mi pervenne la foto ufficiale autografata dell’equipaggio che conquisto’ la luna , l’Apollo 11, composto da Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins.
Il 21 luglio 1969 fu un giorno speciale per tutti i ragazzi di quel tempo perché in piena estate si trovarono costretti ad un’alzataccia per cogliere un momento storico, la trasmissione degli istanti in cui il primo uomo metteva piede sulla luna. Mia mamma, avendomi visto dormire di gusto, non mi sveglio’ in tempo, ma alcuni minuti dopo che Tito Stagno dagli studi della Rai aveva annunciato che Neil Armstrong aveva toccato il suolo lunare.
In quei primi minuti sulla luna, si seppe dopo, Aldrin fece la comunione con un’ostia consacrata portata dalla terra e Armstrong lascio’ sul bordo di un cratere la ciocca di capelli della sua bambina morta a due anni. I due astronauti infine issarono la bandiera a stelle e strisce sul polveroso suolo lunare: il motto “Dio, Patria e Famiglia” fu sintetizzato in questi tre gesti di alto valore simbolico.


E mentre Aldrin e Armstrong scorrazzavano sulla luna, Michael Collins, rimasto a bordo dell’Apollo 11, solo, terribilmente solo, affrontava “the dark side of the moon” nel buio più assoluto, dentro una scatoletta chiamata astronave, isolato nelle comunicazioni. Collins, romano di nascita, era l’eroe nascosto della missione, fuori dai riflettori ma con una tremenda responsabilità sulle spalle. Poche settimane prima un cantante inglese ancora poco conosciuto, era nelle hit parade di tutto il mondo con “Space oddity” una canzone molto originale, d’atmosfera, è proprio il caso di dirlo, che raccontava di un uomo perduto nello spazio:
“ Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do”
Fortunatamente Collins aveva nervi d’acciaio e seppure seduto su una sottile scatoletta molto lontano dal mondo, nel punto più lontano in cui un uomo sia mai stato, riusci’ a riportare sul pianeta blu i suoi due colleghi ormai storicamente famosi.


Collins, 88 anni, rimasto vedovo dell’amata moglie, romano di nascita non d’adozione, simboleggia tutti quegli uomini che nell’ombra custodiscono la salute e la sicurezza del prossimo. Rappresenta quegli agenti dei servizi che chissà quante volte hanno sventato un attentato e mai lo sapremo, il vigile del fuoco, di cui si ignorerà il nome, che sottrae alla morte qualche sventurato, il chirurgo che affronta casi difficili mentre il suo primario tiene una conferenza via l’altra, il segretario politico che dispone e corregge le leggi che qualche onorevole si intitolerà; e potremmo trovare infiniti altri esempi. Collins e tanti di questi eroi una sola cosa oserebbero chiedere:
“Tell my wife I love her very much she knows”.
L’amore , la cosa più vera della vita.

Tags: Apollo 11astronautiLunaMichael CollinsNASA
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