Forse nessuno sa che tra i primi ad accogliere migranti in Italia fummo noi del MSI, nei primi anni 90. Con il crollo del Muro di Berlino nell’89 si sciolse l’impero sovietico e molti giovani vissuti sotto il giogo comunista si riversarono in Occidente, a provare l’ebrezza della nuova libertà. Dall’Albania partirono le prime navi cariche di uomini che volevano fuggire dalla vera povertà e da quel clima di oppressione che ancora vigeva in quei luoghi. Fu cosi’ che un gruppo di una trentina di ragazzi giovanissimi albanesi appena approdati sulle coste pugliesi, prese il primo treno in direzione del nord Italia e approdo’ alla stazione Centrale di Milano. Mentre vagavano sperduti per la città , un militante del MSI, non so se casualmente o avvertito da qualcuno, li accolse e li porto’ alla nostra sede di via Mancini, spinto dalla solidarietà nei confronti di chi fuggiva dal comunismo. I ragazzi furono rifocillati e confortati ma il buon Riccardo De Corato, reggente della federazione missina milanese, si preoccupo’ di verificare le loro condizioni di salute e volle convocarmi affinché io svolgessi una sommaria visita medica ad ognuno del gruppo.
Fortunatamente i ragazzi stavano tutti bene e l’unica patologia che potei riscontrare fu una forma di pediculosi, in pratica due o tre di loro si erano presi i pidocchi. In quell’occasione mi resi conto che una visita sommaria senza strumentazione adeguata non rappresenta alcun tipo di filtro contro la penetrazione di nuove o di ormai quasi scomparse patologie. Solo appunto la pediculosi, la scabbia o alcune forme di dermatiti sono diagnosticabili con una visita affrettata e senza indagini di laboratorio. E’ per questo che in Italia è riapparsa la tubercolosi, malattia che sembrava ormai debellata in tutto il continente europeo e la cui diagnosi richiede indagini adeguate.

L’immigrazione incontrollata e la globalizzazione con il continuo passaggio di uomini e scambio di merci hanno rimescolato un po’ tutte le carte della pratica medica intesa fino a poco tempo fa.
L’ultimo caso, molto preoccupante per quel che ha provocato e per quello che rappresenta, è la comparsa di un super batterio, il “New Dehli”, nell’alta Toscana, che ha già mietuto 36 vittime, dal novembre 2018 a al 15 settembre 2019. Chiamato cosi’ perché scoperto per la prima volta in un turista svedese di ritorno da Nuova Dehli, questo batterio è in grado di neutralizzare ogni genere di antibiotico, compresi quelli utilizzati solo in ambito ospedaliero. Per ora la mortalità riguarda principalmente pazienti fragili, anziani o soggetti in condizioni di particolare gravità, ma il futuro non presagisce niente di buono, dato che il batterio resiste anche a cocktail di otto antibiotici associati.
Il caso “New Dehli” rappresenta uno dei primi campanelli d’allarme su cosa ci riserverà il futuro. Oggi si parla tanto del problema dell’invasione della plastica : per anni l’abbiamo utilizzata in ogni campo perché era pratica ed economica, solo ora ci accorgiamo che non sappiamo come eliminarla e contenerla. Per gli stessi motivi, comodità ed indifferenza, per anni ci siamo curati con gli antibiotici per qualsiasi malanno, la maggior parte delle volte in modo inappropriato. Abbiamo cosi’ bruciato l’efficacia di questi farmaci e solo ora ci rendiamo conto che l’antibiotico resistenza è diventata un problema e ci accingiamo ad affrontare gli anni futuri con armi spuntate contro nuove e più agguerrite malattie.
Nel frattempo non sono stati scoperti nuovi antibiotici, la ricerca medica si è rivolta su altri ambiti terapeutici, più redditizi per l’industria farmaceutica. Questa estate una mia cara amica è finita in rianimazione per un voluminoso ascesso che le ha sfigurato il volto, per fortuna solo momentaneamente, causato da un super batterio sviluppatosi in seguito ad una banale estrazione dentaria, avvenuta peraltro sotto copertura antibiotica. Sono occorse due settimane per identificare il batterio e trovare la giusta terapia antibiotica.
I decessi avvenuti in Toscana hanno avuto anche ripercussioni in campo turistico, infatti si è avvertita una lieve flessione degli afflussi nelle strutture alberghiere in provincia di Pisa, cosi’ mi è stato riferito. Per quanto ingiustificato, il panico è facile a diffondersi e si trasmette meglio delle rassicurazioni delle autorità sanitarie.
Le armi per affrontare le nuove emergenze sanitarie appaiono al momento molto limitate: maggiore controllo sugli afflussi dei migranti, in larghissima parte disatteso, uso oculato degli antibiotici, norme igieniche anche banali attuate con maggiore frequenza, vaccinazioni estese a gran parte della popolazione in periodo pre-influenzale. Ovviamente per attuare tutto questo occorre mettere da parte pregiudiziali ideologiche e guardare in faccia la realtà : gli attuali orientamenti di chi ci governa non appaiono in sintonia con la gravità del fenomeno.