Nonostante il Covid, Elisabetta Sgarbi (alle prese, nelle prossime settimane, con le riprese del film di Pupi Avati sulle memorie del padre Giuseppe, interpretato da Renato Pozzetto) è riuscita a organizzare la Milanesiana 2020.
Non è mancato un evento dedicato al ventennale craxiano, già accompagnato da una commemorazione in grande stile (si vedano, su queste stesse pagine, l’intervista a Stefania Craxi – “Hammamet 20 anni dopo”, 21 gennaio – e il reportage “Viaggio ad Hammemet. Sulle orme di Ghino di Tacco, alias Bettino”, 28 gennaio) e da pletore di libri.
All’appuntamento di lunedì 27 luglio, “Rosso garofano” (terza puntata degli eventi dedicati a “I colori della città” erano gli autori di tre fra questi libri: Marcello Sorgi (“Presunto colpevole. Gli ultimi giorni di Craxi”, Einaudi Stile Libero), Claudio Martelli (“L’antipatico. Bettino Craxi e la Grande Coalizione”, La Nave di Teseo), e Andrea Spiri (“L’ultimo Craxi. Diari da Hammamet”, Baldini+Castoldi) a fare da moderatore; con loro, Stefania Craxi e, in qualità di presentatrice, la Sgarbi. Riguardo i volumi di Spiri e di Martelli, sempre su queste pagine si veda l’articolo di Gennaro Malgieri: “Bettino Craxi, un gigante divorato dai nani” (17 gennaio).
Dopo la sigla della Milanesiana, il maxischermo (rettangolare, non piramidale) della concessionaria BMW di via De Amicis (dove faceva bella mostra di sé la “art-car”: una coupé degli anni ’70 con livrea di Alexander Calder) ha mostrato un filmato curato dalla Fondazione Craxi: frammenti di discorsi craxiani, nei quali lo sventurato Cinghialone profetizzava, con un quarto di secolo abbondante d’anticipo, i problemi dell’Italia, del Mediterraneo, dell’Europa: l’asservimento ai dettami della BCE e la “sacralizzazione” dei suoi dettami e delle sue pretese, gli strascichi della globalizzazione sull’occupazione e di conseguenza sul tessuto sociale, il flagello dell’immigrazione incontrollata (nelle stesse ore, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, era proprio a Tunisi, essendosi finalmente resa conto che i barconi non portano “risorse”, ma bombe sanitarie). Il Craxi che si definisce “non euroscettico, ma europessimista”, afferma l’urgenza per l’Italia di ridefinire i parametri da strozzinaggio di Maastricht e da profondo conoscitore del mondo arabo osserva con apprensione le tragedie a Sud e a Est del Mediterraneo, dimostra di aver visto, tra gli anni ’80 e i ’90 (particolarmente significativo un intervento a Venezia, nel febbraio 1992), il 2020 più profondamente di tanti “leader” tuttora in lizza.
Pur visibilmente commossa dal riecheggiare delle parole del padre che hanno concluso il documentario (“parlo, e continuerò a parlare”), Stefania Craxi si è mostrata molto agguerrita: sin dal principio del suo intervento, quando ha rimarcato la “vigliaccheria” dei sindaci milanesi che da anni rifiutano una seria rilettura della figura di Craxi. Furibonda per il dialogo tra Walter Veltroni e Achille Occhetto, comparso sul Corriere della Sera una settimana fa: auto-agiografia, favorita da domande assai accomodanti, nella quale il fautore della Bolognina attribuisce al leader PSI il rifiuto d’un alleanza con i comunisti, che avrebbe portato alla sofferta scelta occhettiana di chiudere l’avventura del PCI e cominciare quella del PDS (poi tramutatosi in varie, ben note, sigle attraverso le quali si è realizzata quel proposito che negli anni ’80 sembrava una burla: trasformare il Partito Comunista in un movimento liberal-democratico).
Non ce n’è solo per Veltroni (“riscrive la storia a suo piacimento”) e per Occhetto (salvato, nel ’91, da elezioni che avrebbero visto quel che restava del PCI spazzato via): il duello, al solito, è col mai perdonato Claudio Martelli: la cui prolissa, e autoreferenziale, risposta al quesito di Spiri su quali siano stati gli errori del suo mentore, è alfine interrotta dalla Craxi con “stiamo parlando tanto degli errori di mio padre, ma c’è chi ha sbagliato più di lui e non riconosce mai niente”. Lo stesso Martelli, accompagnato dalla neo-sposa Lia Quartapelle, ha ritenuto opportuno, tra gli “errori” di Craxi, includere (“nonostante la tradizione socialista di tolleranza”) il proibizionismo in fatto di droghe “leggere”. Negli stessi giorni in cui le (solitamente permissive), autorità francesi decidono d’inasprire le pene per il possesso di stupefacenti, date le conseguenze sociali sempre più pesanti, l’ex ministro brianzolo ancora deve giustificare lo scandalino che lo vide protagonista a Malindi.
Nonostante lo spazio dedicato da Martelli alle proprie autocelebrazioni, Sorgi ha avuto tempo di ribadire quanto scritto nel suo libro: l’assurdità del comportamento dello Stato italiano, che ha sempre trattato con chiunque – terroristi nazionali come internazionali, criminalità organizzata – ma ha rifiutato di farlo in due sole occasioni: il sequestro di Aldo Moro (il solo personaggio, è stato notato, in grado di far accettare a Craxi di starsene in silenzio) e il corridoio umanitario negato a Craxi, nonostante le fatiscenti strutture sanitarie non permettessero di curarne adeguatamente il diabete.
Ospite, fra il pubblico, l’ex sindaco Carlo Tognoli.
Si termina con le lamentele della Sgarbi per i capricci di Bernard-Henri Levy (ospite, in serata, assieme ad Andrea Bocelli, appena travolto dalle critiche per essersi lamentato dei mesi di costrizione dovuti al Covid), corso poche ore in Libia per semplice esibizionismo nonostante impegni già assunti a Milano.
Poco prima del “lockdown”, un altro milanesissimo evento era stato dedicato alla riscoperta editoriale craxiana: nel riaperto Centro Internazionale di Brera, presenti Maurizio Belpietro e Pierlugi Battista era stato presentato, il 30 gennaio, “Parigi-Hammamet”, thriller fantapolitico scritto da Bettino Craxi stesso. Romanzo divertente, ingegnoso, violento e volgarissimo, narrato da un immaginario sbirro tunisino amico di “Ghino” (a sua volta ingaggiato in risse e scontri a fuoco), è una piccola vendetta letteraria contro Di Pietro, Borrelli, De Mita (i riferimenti sono assai trasparenti) e altre marionette manovrate da un’agenzia spionistica identica alla Spectre di Ian Fleming e 007, comandata da “Koros” (basta cambiare l’iniziale per scoprire di chi si tratti).
“Sopra di noi, la luna di Hammamet illuminava i vivi e i morti, i vincitori e i vinti, i grandi e i mediocri, tutti i puntini imperituri della linea infinita. Così vuole Allah”.
La Milanesiana 2020: “I Colori”, 10 giugno – 6 agosto
Marcello Sorgi, Presunto colpevole. Gli ultimi giorni di Craxi
Einaudi Stile Libero, Torino 2020; 13 euro, 114 ppgg.
Andrea Spiri, L’ultimo Craxi. Diari da Hammamet
Baldini+Castoldi, Milano 2020, 16 euro, 128 ppgg.
Bettino Craxi, Parigi-Hammamet
Mondadori, Milano 2020; 17 euro, 146 ppgg.
Bettino Craxi, Io parlo, e continuerò a parlare
Mondadori, Milano 2016; 14 euro, 266 ppgg.