Tanto tuonò che piovve! A Milano, Corso Indipendenza, nei giardinetti con i giochi dei bimbi, è stata piazzata una scultura che raffigura quattro falli rampanti. Insomma, quasi uno stemma araldico.
Però, a partire dai dirigenti del Comune (per non parlare di sindaco e assessori) in prima battuta nessuno sapeva che cosa fosse e chi l’avesse piazzata. Da qui… un inferno di polemiche.
Ma siamo giusti: c’era davvero bisogno di fare tanta bagarre sul posizionamento, a Milano, della nobile scultura dai quattro falli? Perché permettersi di trinciare giudizi su un’opera d’arte, etichettandola come brutta, per nulla artistica e offensiva del pubblico pudore? Forse quando Fontana tagliò la prima tela (Concetto Spaziale) o Dalì disegnò gli orologi liquidi o Kandiskij superò il figurativo per l’astratto furono opere apprezzate fin dal primo giorno? Certamente no. Ma, i tre supposti imbrattatele, la storia poi li trasformò in artisti assoluti.
Però, in attesa che i falli di Corso Indipendenza assumano l’importanza artistica che meritano, uscendo dalla banale attuale importanza anatomica, una cosa la dobbiamo dire: questa vicenda è un vero spasso. I paludati dirigenti del Comune di Milano hanno avuto bisogno di tre giorni per far chiarezza con se stessi e scoprire che l’amena scultura era stata autorizzata…. da loro!
Addirittura, nell’immediatezza del macabro rinvenimento, si sono viste pattuglie di vigili (pistola e manette al fianco) impegnate a svolgere accertamenti e sofisticate indagini per scoprire il misterioso alieno che aveva posizionato l’ardita opera d’arte. Poco sapendo, i solerti pizzardoni, che il “criminale” al quale davano la caccia… era un loro capo. Un burocrate dall’epidermide color grigio-ferro che era stato capace, nel totale segreto, di fare l’agente doppio molto meglio del mitico Sorge. La spia occidentale al soldo dell’URSS.
Se non ci fosse, questa burocrazia milanese dell’Era Pisapia, sarebbe necessario inventarla. A costo di insediare una commissione di cabarettisti con l’incarico di provvedere alle nomine urgenti dei vertici del Comune.
Altrimenti potremmo rischiare di rimanere senza sorriso.
E, di questi tempi, il sorriso è uno dei pochi lussi che ci possiamo permettere.
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