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Milano/ Macchè genitore 1, io sono la mammma!

di Redazione
3 Marzo 2014
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Milano/ Macchè genitore 1, io sono la mammma!
       

«Io sono la mamma non il genitore uno. Capito sindaco #Pisapia?». Il rifiuto a subire l’ultimo attacco della rivoluzione «arancione» alla famiglia è diventato un virus inarrestabile che contagia il web.

La ribellione via social media all’arroganza di un Comune che per iscrivere i figli a scuola chiede la rinuncia a chiamarsi padre e madre. Almeno sui moduli di un’amministrazione che ha più a cuore la deroga che la norma. E che magari l’8 marzo festeggerà la donna, dopo averle tolto il diritto a essere mamma.

E, invece, la difesa del proprio essere mamma piace. A destra, ma anche a sinistra come dimostrano le migliaia di «mi piace», le tantissime condivisioni e il dilagare nei blog che hanno moltiplicato un gesto semplice e grande che ha sfondato la diga dell’ipocrisia. Ancor più prezioso perché inaspettatamente trasversale in giorni in cui le barriere dell’ideologia sono sempre più invalicabili e la divisione dei campi è sempre più cattiva. Ma è bastato l’orgoglio di una mamma per battere la politica che divide.

«Non credevo proprio. Io ho fatto la mia fotina, pensavo di raccogliere solo un po’ di “mi piace” dei soliti amici», spiega La Bianchi che così ha logato il suo profilo Facebook. «Cosa ho provato? Un grande fastidio. Prima ho cancellato quel “genitore 1”, poi ho scritto mamma e fatto la foto». In realtà lei è Barbara Bianchi, mamma poco più che quarantenne di due gemelli di otto anni che dal web si è scoperto fa crescere da sola dopo il tramonto del matrimonio. «Lo scriva pure». Sono cose delicate, non sempre è il caso di raccontarle. «Non c’è problema, vivo questa situazione con orgoglio». Così come con orgoglio ha reagito allo sfregio di essere definita burocraticamente «genitore 1» anziché mamma.

Quel ruolo così difficile, da interpretare con fatica ogni giorno. Anzi ogni ora del giorno. Troppo per buttarlo via firmando un modulo della scuola pensato da amministratore dissennati. E tutto perché? Per lasciare aperto uno spiraglio alle coppie omosessuali che devono iscrivere un figlio a scuola. Ci sarà posto anche per loro, ci mancherebbe. Ma magari senza calpestare chi fa la mamma con grande gioia, ma anche con tanta fatica. E lo stesso (ovviamente) deve valere per i papà, perché i pilastri della famiglia sono due. E non facciamo finta di non capire che il disegno della sinistra è di muovere passo dopo passo verso il matrimonio per le coppie omosessuali. Per poi aprire alle adozioni dei bambini, disassando i cardini della famiglia. E i cattolici del centrosinistra che dicono? Subiscono ipocriti, per conservare le loro poltroncine. Ora forse anche loro rimarranno stupiti a scoprire che sono in tanti a non pensarla così. «Io aspetto serenamente quel giorno e quella firma per fare la mia piccola strage», promette un’altra mamma sotto la «fotina» della Bianchi. «La signora Bianchi non ci sta – si legge su un blog – e allora via con un tratto di penna e scrive la parola più bella del mondo: mamma».

 

Giannino della Frattina, Il Giornale, 3 marzo 2014

Tags: Barbara BianchifamigliaGiuliano PisapiaMilanopolitiche familiari
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