Napoletana, eleganza aristocratica, modi raffinati, bellezza botticelliana, Miriam Candurro è nota al pubblico televisivo in quanto volto fisso della prima serata RAI, rivestendo un ruolo fisso nella soap opera “Un posto al sole” e uno secondario nella serie poliziesca “I bastardi di Pizzofalcone”. Si sta facendo notare anche con la sua penna: dopo aver esordito con Garzanti, nel 2018, col romanzo per adolescenti “Vorrei che fosse già domani” (scritto in tandem con Massimo Cacciapuoti), ha curato un sito internet, “1000 km rossi”, con il quale assieme a un amico torinese, Andrea Bello, condivideva un “diario degli italiani”, alternando il racconto delle loro esperienze del “lockdown” dei primi mesi del 2020 a quelle di amici (compreso lo scrivente) da più parti d’Italia; il 2022 è invece il turno di “La settima stanza”, edito da Sperling & Kupfer, definito – nonostante il cursus honorum sia già fornito – un esordio.
Proprio come il diario di “1000 km rossi”, il nuovo romanzo della Candurro sta girando l’Italia: dopo che le prime presentazioni hanno fatto affollare le librerie di Napoli, Pescara e Roma, il tour di “La settima stanza” è giunto a Milano, alla Rizzoli della Galleria, che per l’occasione ha riempito intere pareti con esemplari del romanzo. Al pubblico meneghino Miriam Candurro ha raccontato non il romanzo, ma la storia della sua scrittura: dalla prima idea scartata già quattro anni fa (il protagonista si sarebbe trovato bloccato a Parigi da una nevicata: troppe forzature) sino ai blocchi decretati dal governo Conte il 23 marzo 2020, che le diedero l’idea di spostare la vicenda a San Falco, immaginario paesino di mare in Puglia.
Come lo scambio epistolare di “1000 km rossi”, il romanzo è l’alternarsi di capitoli scritti in prima persona: si susseguono qui le voci di Anna e Giovanni, innamorati da ragazzini e poi separati dal capriccio e dalla crudeltà delle circostanze. Fra i temi principali: i ricordi (la stanza del titolo è quella dei ricordi che Giovanni preferirebbe scacciare, ma che suo malgrado non riesce ad accettare sia demolita) e le occasioni mancate, quelle non vissute, le stesse alle quali si pensa con più forza, passando per la terribile vicenda di cronaca che ha ispirato all’Autrice la figura di Anna e le sue vicissitudini. Il mestiere d’attrice, racconta la Candurro, l’ha aiutata a immedesimarsi nel personaggio: e quando ha scritto i momenti più terribili attraversati da Anna, lei stessa è rimasta sconvolta dalla tragedia che la ragazza (la protagonista del romanzo come la sua ispiratrice nel mondo reale) ha vissuto. “La settima stanza” è un romanzo a tratti feroce, ma la Candurro ha evitato di scadere, come dice lei stessa, nel voyeurismo: ha raccontato vicende di diffusissima bruttezza senza scadere nel resoconto morbosamente compiaciuto dei dettagli, pur offrendo al lettore lo scenario nella sua interezza. La presentazione è stata molto emotiva, a dimostrazione del coinvolgimento della scrittrice.
Ad accompagnarla, le letture del collega Samuele Cavallo, oltre all’affetto del pubblico, che salvo gli applausi è rimasto incantato da questa donna bellissima, dalla sua voce fatata e dal suo garbo. Terminata “La settima stanza”, si resta in attesa del prossimo frutto della penna di Miriam Candurro.
Miriam Candurro, La settima stanza
Sperling & Kupfer, Milano 2022
270 pagine, 18,90 euro