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Montecarlo e dintorni. Sequestrati i beni del clan Tulliani, avviso di garanzia per Fini

di Redazione
14 Febbraio 2017
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Montecarlo e dintorni. Sequestrati i beni del clan Tulliani, avviso di garanzia per Fini
       

Triste, molto triste la vecchiaia di Gianfranco Fini. Spente le luci della politica, svaniti gli amici, evaporati i fans, all’ex presidente della defunta Alleanza Nazionale restano solo guai e parenti. Un binomio letale. Oggi Fini  ha ricevuto un avviso di garanzia, mentre la Guardia di Finanza metteva sotto sequestro preventivo beni per 5 milioni di euro della  famiglia Tulliani. Si indaga anche sul plusvalore di 1,2 milioni di euro incassato dalla strana vendita della “casa maledetta” di Montecarlo.

L’iscrizione nel registro degli indagati  arriva in seguito alle perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani che erano state eseguite nel dicembre del 2016. Gli accertamenti bancari e finanziari sui rapporti intestati alla famiglia Tulliani avrebbero portato alla luce riciclaggio, reimpiego e auto-riciclaggio da parte di Sergio, Giancarlo, Elisabetta Tulliani  e, sembra, dello stesso Fini. Un “pasticcio” che sembra abbia fruttato circa 7 milioni di euro.

Le misure seguono gli arresti del 13 dicembre 2016, quando vennero ingabbiati tra l’Italia e i Caraibi, Francesco Corallo, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta. Per tutti l’accusa di associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Il profitto illecito dell’associazione, una volta ripulito, sarebbe stato impiegato da Corallo in attività finanziarie e in acquisizioni immobiliari. Per gli inquirenti,  parte del bottino sarebbe finito alla famiglia Tulliani.

Sempre secondo le fonti giudiziarie, le perquisizioni di oggi hanno svelato un nuovo giro di affari illeciti che coinvolge i Tulliani e finisce per lambire Fini. «Dopo aver ricevuto, direttamente o attraverso società offshore, ingenti trasferimenti di denaro disposti da Corallo e operati da Rudolf Baesten senza alcuna causale o giustificati da documenti contrattuali fittizi, i Tulliani avrebbero ulteriormente trasferito e occultato, attraverso operazioni di frazionamento della provvista illecita e movimentazioni reciproche, il profitto illecito dell’associazione utilizzando propri rapporti bancari accesi in Italia e all’estero. Oggetto di queste vorticose operazioni, tra l’altro, sono stati i 2,4, milioni di euro, direttamente ricevuti da Francesco Corallo e, successivamente, trasferiti da Sergio Tulliani ai figli Giancarlo ed Elisabetta per essere reimpiegati in acquisizioni immobiliari a Roma e provincia. Nonché il rilevante plusvalore di oltre 1,2 milioni di euro, derivante dalla vendita dell’appartamento di Montecarlo, già di proprietà di Alleanza Nazionale di cui erano divenuti proprietari, di fatto, i fratelli Tulliani, a spese di Francesco Corallo, il quale aveva anche provveduto all’intera creazione delle società offshore dei Tulliani».

Gianfranco Fini si dice sereno (boh…) e confida nella magistratura. Amen.

 

Tags: Alleanza NazionaleGianfranco Fini
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