Con buona pace di Benedetto Croce e della sua saccente e spocchiosa definizione (“la calata degli Hyksos”) e della sua celebrata battuta (“parentesi della storia”), si continua a parlare del fascismo e del suo epilogo, la Repubblica Sociale, con testi scientificamente validi e storicamente credibili, anche se non mancano a ad apparire o addirittura a riemergere romanzi velenosi del ventennio. Sono emersi di recente misurati libri come I fantasmi del fascismo di Simon Levis Sullam e Scrivere a destra di Antonio Di Grado. Stenio Solinas ha rilevato che «i due saggi sono di livello e scritti entrambi con l’idea di comprendere non di condannare, tantomeno di fucilare, letterariamente, i cattivi e osannare i buoni».
Merita oggi il riguardo più largo e convinto il volume, curato e introdotto da Giuseppe Parlato, dal titolo Corrispondenza repubblicana. Gli apparati, destinati alla radio e alla stampa, i commenti molto polemici e critici, erano redatti da Mussolini in prima persona (66 su 102) e da alcuni collaboratori del Ministero della Cultura Popolare.
L’importanza del volume, che supera in totale le 500 pagine, è stata posta in luce da Giuseppe Parlato: «Poco presente nella storiografia sulla RSI, la Corrispondenza Repubblicana, costituisce un documento di notevolissima importanza per comprendere non soltanto l’atteggiamento di Mussolini durante l’intero arco della sua ultima esperienza politica, ma anche per meglio delineare, i problemi, le illusioni e i contrasti che nei 600 giorni della repubblica del Garda si svilupparono, condizionandone la breve vita». Questo è l’aspetto inedito e più utile per comprendere, leggere e vivere momenti e problemi, finora trattati quasi incidentalmente. Le note scorrono lungo l’intero arco temporale della RSI, affiancate a quelle dell’agenzia Stefani. Erano trasmesse ovviamente per via radiofonica, in genere la sera. Mussolini utilizzava le intercettazioni nemiche e i discorsi degli avversari politici. Rispetto alla situazione complessiva centrava l’attenzione su due temi cruciali: il tradimento del 25 luglio e dell’8 settembre e il quadro internazionale.
Non può non essere rilevato che nelle osservazioni critiche «il ventennio risulta decisamente in ombra» mentre si insiste sull’aspetto delle realizzazioni sociali. Il 22 aprile 1945, sei giorni prima della drammatica morte, Mussolini «tornava sul suo tema preferito, e cioè sulla denuncia del pericolo delle plutocrazie», le stesse, che magari sotto camuffamenti, a sette decenni di distanza, continuano a minare e a condizionare il mondo intero.
Benito Mussolini, Corrispondenza Repubblicana, a cura e con introduzione di Giuseppe Parlato, Milano, Luni editrice – Marco Luteriani, Milano, 2021, pp. 522. €28.