Vincerà Sala, almeno per le primarie. Sembra proprio che sia così e, allo stato delle cose, probabilmente poi diventerà sindaco di Milano. Ci siamo sciroppati un bel po’ di confronti televisivi dei quattro candidati e, alla fine, abbiamo capito che lui deve vincere per forza. Perché? Facile: Sala sembra faccia di tutto per perdere voti e per mettere in luce il maggiore spessore di almeno due degli altri candidati (l’altro sembra uscito dal nulla…). E lo fa propinando risposte tanto opache quanto banali, risposte da far invidia all’Uomo Ridicolo di Dostoevskij. Oppure spesso, troppo spesso, dando ragione agli altri concorrenti. Ma è una strategia, vuole solo sembrare un uomo qualunque.
E non gli viene difficile, è proprio un uomo qualunque, che più qualunque di così non si può. Un uomo per tutte le stagioni non tanto un servo del padrone (lui un padrone unico non ce l’ha) ma servo esclusivamente del suo interesse personale. Se c’è un buco dove infilarsi, si infila. Ed anche questa volta, complice la furbizia renziana, probabilmente farà centro. Come quando, con l’appoggio del centro destra, voleva – ed ottenne – il super-posto di lavoro da Letizia Moratti sindaco. Come quando voleva – e ottenne – il super-posto all’EXPO. Per poi sfruttare le diverse contingenze politiche e farsi candidare sindaco dal centro sinistra, ma sotto la bandiera di EXPO. Che, prima, era stato messo in essere dal centro destra!
In più, il nostro Houdini alla meneghina, sarà aiutato dai due personaggi di spicco della compagine delle primarie, certamente più preparati ed infinitamente più brillanti di lui, ma carichi di contenuti ideologici. Quindi, questi due, oltre a spartirsi i voti dell’elettorato e quindi indebolirsi, possono piacere solo ad alcuni, cioè a quelli che la pensano come loro. Tram gratis, stipendi ai milanesi poveri, feste per la città di cittadini al colmo della gioia, auto elettriche a gò-gò, immigrati accettati e mantenuti a costo zero in hotel a cinque stelle sono le banalità che abbiamo sentito dai due autentici sinistrorsi. Sono uscite che possono far inviperire i benpensanti di sinistra o far gioire quelli dell’ultrasinistra, ma possono pure lasciar abbastanza freddo l’autentico e vero elettorato. Quello di centro, quello che pensieri, guai e battaglie ideologiche li desiderano come un caffè scaldato nel microonde.
Sala non è così, non ha idee. Se pensa di politica, sembra che non pensi. Dice che occorre far quadrare i conti e che Milano deve diventare una metropoli internazionale. Un fulmine a ciel sereno, una scoperta pari a quella della penicillina? No, semplicemente un’ovvietà, un’uscita banale degna di un ragioniere di quarta classe, un concetto che deve essere alla base anche dell’amministrazione di un orto abusivo.
Ma per Sala sono dei capisaldi. Anche se, capisaldi o no, di questi famosi conti dell’EXPO ancora nulla si sa. Anzi, ci correggiamo, tutti quelli che bazzicano in politica parlano di buco nero, consiglieri di zona compresi. Ma, su questo, Sala tace come la statua di Pasquino.
Per questo siamo convinti che vincerà lui, perché non spaventa nessuno. Non si pronuncia su nulla, neanche con il linguaggio degli occhi. Guarda fisso nel vuoto, non ci gratifica neanche con un tic e, ogni tanto, parla. Ma parla poco.
E meno male che un po’ parla, altrimenti a vederlo così, sembrerebbe un morticino vestito bene riprodotto su un santino. In fondo sembra un capoclasse degli Anni ‘50, di quelli inutili alla classe ma utili per far la spia ai professori, uno di quelli che rischiavano calci nel sedere tutti giorni. Ma non li prendevano mai, perché troppo opachi e non meritevoli neanche di essere gratificati dall’interesse da parte dei compagni.
Il suo modo di fare ed il suo aspetto non sono da snob, ma neanche da poveraccio. Tanto meno da trasgressivo o da intellettuale. Tanto meno da artista controcorrente. Sembra uno della classe media, impiegatizia. Quella che guadagna cento volte meno di lui e, per questo, è costantemente triste e serioso a causa dei propri guai.
Lui, invece, è ricco, ma ricco non pare affatto, anche se lo è. E parecchio, visto che è un tipo che si permette il lusso di spendere ottanta e più mila euro per la parcella dell’architetto (lo stesso dell’EXPO, n.d.r.) incaricato di studiare gli interni della casa del mare. Con cifre del genere, quelli che sembrano come lui, la casa del mare o non ce l’hanno o spendono l’identica cifra per comprarla. Altro che consulenza!
Insomma, l’opacità di Sala nulla la può sconfiggere. Nessuno la può contrastare. Per farlo occorrerebbe una persona più gioiosa, ma sincera. Una che non promette la scarpa destra prima delle elezioni e la consegna di quella sinistra dopo.
Il nostro probabile futuro sindaco, invece, non promettere alcunché. Perché probabilmente il sindaco non lo sa fare, e certamente non imparerà mai a farlo. Perché l’opacità del modo di essere, quasi sempre, corrisponde sempre con il mutismo dei sentimenti e delle sensibilità. Ve lo vedete questo novello Che Guevara che si occupa degli ultimi? Ma lo immaginate capace di sacrificare qualcosa di se stesso a favore degli altri? O di abbandonare scelte razionali ed oculate per sperimentare nuovi orizzonti in favore della “res publica”?
Per poter pensare e fare cose del genere bisogna essere stati giovani. E bisogna essere stati un po’ trasgressivi, come trasgressivo deve essere il nuovo in politica.
Se, invece, ci si è sempre occupati esclusivamente dei propri interessi, balzando da un cantone all’altro per mettersi al servizio di chiunque fosse disposto a pagare un superstipendio, giovani non lo si è mai stati. Trasgressivi tantomeno. Neanche a vent’anni. Il classico difetto di chi, come lui, ha deciso di crescere all’ombra del conto corrente e del benessere.
E se, per caso, Sala non fosse realmente così vuol dire che ha sbagliato due volte. Infatti, anche se non lo è, un automa al soldo dell’interesse… lo sembra fino in fondo.
E’ opaco. E opaco rimarrà. E, se diventerà sindaco, avremo davanti un mandato di studio accurato della finanza milanese, ma di opacità politica e piattezza culturale.
Però, ancora una volta, i cittadini non si dovranno lamentare. Se lo faranno sindaco, su quello scranno altro non sarà che la loro espressione. E se questa è l’espressione che cercano, vuol dire che sono e rimarranno come lui. Opachi.