Alla fine il cantastorie Nichi Vendola ha aperto il suo tour elettorale. “2013 Nichi presidente” ha avuto inizio, nelle piazze, quelle cariche per le amministrative e non solo, quelle super protette per evitare qualsiasi tipo di contestazione da parte dei “rozzi” avversari. Per chi cerca una risposta a delle domande postegli mesi e anni fa.
È arrivato Nichi Vendola: accolto come un padre festoso dai suoi sostenitori, da chi lo segue da anni, da chi prende le sue parole con la bontà di un figlio e con la sua innocenza. Con Lui sono arrivate anche le favolette, raccontate con quel pathos tipico del suo personaggio che fa innamorare giovani e meno giovani alla politica e che fanno di essa un codice comportamentale da vivere con il muso, senza mai gioire e su nota catastrofica. A quella politica illusoria carica di demagogia e facili moralismi. La politica che genera odio contro l’avversario.
Una politica fatta di stile, che con tanta vanagloria, Vendola si beava di esserne portatore sano. Vive di applausi, di complimenti delle folle, cori di “bravo” sommergono i fischi e le belle parole.
C’era una folla festosa ad accoglierlo (oltre ad una spropositata quantità di agenti di polizia che ha proibito ogni tipo di contestazione che non fosse il mero fischio di protesta) i militanti di Sinistra ecologia e libertà guardavano con aria sognante il cantastorie e agitavano fabbrichette di cartone rosso sangue, ad ogni ovazione. È proprio la platea di cui Vendola ha bisogno, super protetta e incontestabile.
Si apre lo show, pronto ad ingigantirsi come santo, come factotum della verità. Spara anche lui a zero sulla Lega e su Berlusconi, il vero colpevole del decadimento dell’Italia; Rovina tutta italiana, a suo avviso. “Linguaggio intriso di maschilismo e pornografia durato 20 anni” una delle accuse più gravi lanciate dal palco che sviliscono vent’anni di storia in due parole: “regime commercial-pornografico”. Berlusconi, secondo Vendola ha dato una risposta all’epoca della svalutazione della lira., contorta. Ma c’è qualcosa che traballa nel suo impianto accusatorio: Berlusconi prima di scendere in politica ha offerto un servizio privato, un’alternativa alla tv pubblica. Non se ne può fare una colpa anche di aver svolto la sua attività imprenditoriale, a livello televisivo.
Dal palco continuano a volare accuse, fatti distorti e suoi meriti al quale non si deve dare poi tanta credibilità. Mai una parola sulle inchieste a suo carico, mai un dubbio, un’incertezza, un cedimento. Un Vendola ineccepibile e pavone, pronto per partire alla conquista di Roma. Una molla pronta a scattare perché in Regione Puglia l’odore di bruciato è insostenibile, potrebbero saltare fuori dall’armadio diversi scheletri che distruggerebbero la credibilità del buon governatore che opera per gli interessi altrui, mai per i suoi. Il resto sono solo strumentali polemiche dell’italietta dei “cretini”. Come ha definito chi non crede alle sue favole. Il male della società che va rieducato, a suo avviso.
“Tutti i populismi sono fatti di discorsi grezzi, sono efficaci ma noi, il centro sinistra, abbiamo il compito di vivere la politica come un codice di educazione.” Recita sospirando, Vendola. È la frase che genera consenso assoluto, che fa sentire il suo elettore, sostenitore o curioso, investito di un compito importante. Come una sorta di missionario del bene comune. Legittima il suo ruolo di “buon pastore” Vendola e genera autostima, distruggendo chi lavora tutti i giorni concretamente per il bene comune.
Concludendo lancia il suo appello barra missione sociale affidata alla gente delle piazze che tanto lo soddisfa, nutrendolo di applausi: “Bonificare il linguaggio per costruire il cambiamento – Competenza e sapere contro il cabaret e le olgettine.” Ne fa una questione di cultura e non di mero impegno politico. Vendola non conosce chi si impegna in piazza, sporcandosi le mani in modo lecito, di polvere e colla, chi sogna un’Italia realmente propositiva e protagonista nella storia, sorridente ma non ridicola, rinnovata nel suo stile e nelle proposte, fondata sulla crescita e non sul disfattismo, quello di cui Nichi Vendola ne ha fatto una bandiera. Ma per lui e la folla che lo osanna sono dei “cretini”… e che dire, sicuramente sono fieri di esserlo poiché non credono più alle favole di un buon incantatore.