Il NO ha vinto, evviva evviva! Renzi, che aveva giocato il classico “all in” sul referendum, non ha esitato a trarne le conseguenze ed ha annunciato le dimissioni con un tempismo (e, a mio avviso, anche con uno stile) inusitato.
I più sensibili al fascino della “democrazia partecipata” possono anche crogiolarsi dietro l’imprevisto numero di partecipanti al voto; notizia questa che ci conforta assai, riguardo il fatto che il popolo italico avrebbe smesso di essere un agglomerato di pantofolai che si consuma tra il Grande Fratello e la De Filippi, per rivelarsi una genia — se non proprio di “padri” — almeno di cugini costituenti.
Fin qui tutto bene, ed è giusto gioire di un risultato che — più che salvare l’attuale Costituzione, di cui mi frega parecchio meno di nulla — impedisce che la Carta delle Regole diventi ancor peggiore di quanto già non sia.
Ma ora, sotto questa metà del cielo, il rischio peggiore è pensare che i problemi siano svaniti e che il riscontro elettorale rappresenti un’automatica investitura per un’area politica che — nei fatti e tra la gente — non c’è.
Per non farla complessa e noiosa, chiamo a conforto del mio dire la vecchia cara aritmetica, quella che — quando a scuola bastava una sola maestra per 30 ragazzini e nessun genitore imbecille aveva accesso al lamento — ci insegnavano in seconda elementare.
Renzi, che anche per sua scelta si è posto come “solo contro tutti”, avendo ostile anche la parte più radicata del partito di cui pure è a capo, e che doveva schiodare dal divano — per votare su un referendum relativo ad una proposta che NESSUNO si è preso la briga di leggere — gente già disabituata a votare alle elezioni politiche, ha portato a casa 12,5 milioni di voti. Gli stessi, per capirci, che raccolse (senza la dichiarata avversità interna) nel 2014, quando venne incoronato dal risultato del PD alle Europee, superiore ad ogni precedente storico. Un risultato, se ci si ferma a questo dato, straordinario ed inatteso.
Ma ancor più straordinario ed inatteso, è stato il risultato del NO, che ha raccolto 19 milioni di voti (partendo da una buona base di partenza, rappresentata da quanti già lo scorso anno — più in odio verso Renzi che per passione al quesito — parteciparono al referendum sulle “trivelle”).
Ora però, vi chiedo di innalzare la riflessione dall’aritmetica alla logica. Supponiamo che, al termine del balletto di consultazioni, incarichi a governi a tempo, approvazione di norme elettorali e quanto altro di necessario, si vada al voto. E proviamo ad immaginare che — nelle more di questo periodo — Renzi riesca a consolidare la sua leadership nel partito, magari celebrando un congresso e rivincendo le primarie.
In questo caso, ovviamente, si presenterebbe alle prossime elezioni come candidato premier, ed è difficile pensare che non si riappropri dei 12,5 milioni di voti che già si è preso DA SOLO, due volte, in scenari assai diversi tra loro. Dall’altra parte, ammesso e non concesso che i 19 milioni tornino tutti al voto, si suddivideranno tra grillini, sinistra estrema (con nuove uscite dal PD), Berlusconi, Lega ed altri.
Tornando all’aritmetica, difficile pensare che il 12,5 sia battuto anche solo dalla frazione maggiore del 19 frantumato. Soprattutto, il dato che non possiamo nascondere per effetto della sbornia post referendaria, è che la “frazione maggiore del 19 frantumato” non è rappresentata dalla parte che ci sta a cuore ma da chi, con tutta probabilità, farà incetta del voto dei più giovani, che non a caso hanno rappresentato la fascia d’età più totalmente schierata contro la proposta di riforma. Il centrodestra, come lo conosciamo oggi, è invece orfano di qualcosa/qualcuno che sappia rappresentarlo nell’area più naturale, senza la quale non riusciremo mai più (specie dopo la definitiva “tripolarizzazione” del sistema) a prevalere.
E qui, la lettura dei risultati travalica in analisi sociologica, ed evidenzia come la destra (intesa in senso lato, astenersi “puristi da salotto”) abbia perso in modo preoccupante il consenso di quella parte di elettori che – ovunque nel mondo – ne rappresenta la struttura culturale e contenutistica, oltre e prima che numerica.
A conforto di questa asserzione chiamo, ancora una volta, i numeri: il dato plebiscitario a favore del no, ha registrato alcune anomalie che suonano come segnali d’allarme per chi abbia ancora la coscienza di volerle interpretare.
A Milano, dico Milano, ha prevalso il SI 51 a 49; e nei quartieri centrali e più “ricchi” della città culla del centrodestra della seconda repubblica, i voti per Renzi hanno superato il 65%. La stessa tendenza, magari con numeri meno eclatanti, si registra nelle storiche città del lombardo-veneto che hanno rappresentato la cassaforte cui Berlusconi e soci hanno attinto per oltre 20 anni.
Tradotto: il tessuto imprenditoriale — piccoli e medi industriali, professionisti, commercianti, artigiani: tutti produttori di reddito e di posti di lavoro, — ha smesso di trovare ascolto nell’alveo che sarebbe più naturale. E trovano più rassicurante il messaggio di un segretario PD che prende le distanze dalla sinistra, tosto che dar credito alle piazzate di Grillo, e — soprattutto — alla prevalenza della destra “stracciona” — differentemente articolata tra collezioni di felpe e ruspe, e sguaiati “dalli alli poteri forti, chennoi semo cor poppolo”.
La vera sfida, se il centrodestra vorrà davvero tentare di rientrare in partita, sarà costruire un’offerta credibile a questo mondo, che è quello che ha creduto nel ’94, nel 2001 e nel 2008 alla possibilità di una vera rivoluzione che affermasse il primato del merito, della libertà e della capacità, sulle norme, i vincoli, la burocrazia, la spesa pubblica, i sindacati, la pressione fiscale. Li abbiamo delusi, non abbiamo mantenuto le promesse, abbiamo rinunciato ad incidere sul cambiamento culturale dell’Italia, quando ne abbiamo avuto l’occasione.
Ma scappare davanti alle nostre responsabilità e — peggio — trattare con distanza e sussiego quelli che sono “naturalmente” i nostri azionisti di riferimento, relegherà le pittoresche, residue falangi, a ruolo di impotenti comprimarie nella sfida tra il demagogo genovese e lo scaltro Putto fiorentino.
Chi c’è, batta un colpo.
Sono assolutamente d accordo sul fatto che nessun partito possa intestarsi la vittoria del No e che la nostra meta del cielo debba cominciare a fare politica guardando ai prossimi 10 anni per costruire una vera alternativa. Sono meno convinto che il 40 x100 raccolto da Renzi appartenga ad un consenso personale e consolidato, l elettorato non segue più le indicazioni dei partiti ma e molto più fluido e in movimento, altrimenti non si spiegherebbe la debacle anche nelle elezioni amministrative del partito democratico, l unica cosa che sembra consolidarsi e una repulsione ad ogni forma di casta e spero che la nostra meta del cielo voglia raccogliere questa domanda e tradurla in azione politica, cosa che attualmente non appare anzi mi sembra appunto terrorizzata ad aprire le finestre…..
Non credo proprio che gli “azionisti di riferimento” della destra siano gli industriali, la borghesia bene, gli abitanti delle zone snob.
gli azionisti di riferimento sono le periferie urbane, le zone rurali, gli operai e gli impiegati impoveriti dell’euro, i giovani ai quali è stato rubato il futuro.
In vita mia non ho mai votato a sinistra dell’MSI ( trovando AN x tantissimi motivi indigeribile…) .
Eppure ho votato Si .
Ho votato Si perché tra il bugiardissimo Renzi e veder risuscitati Bersani, Cuperlo e D’Alema e la sinistra PD , non avevo dubbi .
Ho votato Si perché non voglio cadere dalla padella alla brace e cioè vedermi governato da una banda di complottisti ed ignoranti teleguidati da Casaleggio e illuminati da Gigggggggino Di Maio.
Ho votato Si perché sono stufo di pagare con aliquote pazzesche lo stipendio a gli inutili del CNEL, ai gruppi regionali , ad una pletora di senatori .
Ho votato Si perché comunque a un buon 50% degli Italiani e molto di più tra statali e parastatali , non andrà mai bene nessuna riforma . L’importante è che tutto rimanga immobile , mentre io in vita mia ho dovuto ogni momento aggiornarmi e cambiare .
Ho votato Si perché questa Destra impresentabile, ininfluente e demagogica fa ormai il verso a quella che era Rifondazione e scimmiotta al solito slogan tipo sovranità ed identita , altrove rispettabilissimi , ma qui ridicoli ,
dimenticandosi che si rivendica la sovranità per una Nazione con tassi di corruzione altissimi, con un tessuto sociale distrutto, con una scuola di somari e un debito pubblico che è lo specchio della nostra cialtroneria . Senza i vincoli della UE , per quanto burocratica , ottusa e detestable ad es. per ciò che concerne l’immigrazione, noi italiani saremmo peggio dell’Argentina. “Franza o Spagna, purché se magna …..”
La Sicilia che dava al Popolo delle libertà 60 seggi su sessanta ,ora è tutta grillina ed ha votato con percentuali bulgare il No . Milano ha votato Si . Qualche domanda bisogna farsela
La vittoria del si avrebbe cancellato la sovranità nazionale delegando ai burocrati di Bruxelles il vero governo della nazione. E di fronte a questo chi se ne frega di zombi come cuocerlo, Bersani e D’Alema? ?
quanto alla Sicilia del 61 a 0 e dei Grillini è un evidente ricerca del nuovo e del meglio in una situazione di degrado economico e non solo. Milano sta bene com’è, con i suoi commenda che hanno delocalizzato dove si produce a basso prezzo, hanno acquistato il suv ammortizzando il 150 per cento del prezzo (piccplo favore di renzi all smico marchionne) perche non avrebbe dovuto votare si? Non è la superiorità di cui si bea la sinistra è soltanto che questa situazione ingrassa speculatori ed imbroglioni (Etruria docet).,
Con una replica cosi , tutto si spiega. Una realtà di efficienza, laboriosità e professionalita come Milano ( anche x merito di tanti ragazzi che fuggono dal Sud immobile e sempre uguale a se stesso) si trasforma in un mondo di commendatori con il suv. È’ un bell’esempio di una certa mentalità . E allora perché non credere anche nelle congiure degli euro burocrati, suggestivo alibi per nulla toccare, nulla cambiare ? Ma noi “custodi gelosi delle nostre tradizioni” difenderemo il CNEL e tutto il resto fino all’ultima mazzetta . Molto meglio indignarsi per banca Etruria ( indubbio esempio di malcostume) , ma dimentichiamo in fretta che solo nel primo trimestre del 2015 i componenti della pubblica amministrazione hanno provocato un danno erariale di tre miliardi di euro . Ovvio che il consiglio di Stato abbia subito bloccato la riforma della dirigenza pubblica . È ‘ l’Italia che sta bene dove sta , perché così va bene alla maggioranza degli Italiani che nel frattempo ricercano il nuovo …..
Direi che queste visioni tra Milano “laboriosa e professionale” che ha votato si e il resto d’Italia assistita e parassitaria che avrebbe votato no è una discussione priva di senso.Una cosa è sicura che se avesse vinto il si il senato sarebbe stato composto da una classe dirigente (vedi consigli regionali) questa si da Milano a Palermo ampiamente corrotta e screditata che avrebbe incassato pure l’immunità, quella che propio Lei Sig. Maladorno denuncia e che costituisce il baluardo a tutte quelle societa partecipate inutili voragine di denaro pubblico che molto spesso alimentano società private che si avvalgono degli appoggi politici per aggiudicarsi gli appalti.Magari il Sig. Coppola si riferiva a loro….
Che una nazione governata da una classe dirigente corrotta e prona agli ordini dei burocrati di Bruxelles debba cedere gioiosamente la propria sovranità anziché buttare a mare i corrotti è un’idea ardita che va combattuta. È chiaro che chi sta bene vota come vogliono i governanti, quali che siano, mentre gli emarginati, e i territori emarginati, votano contro.con convinzione e forza. Alla faccia Loro!
La riforma Renzi, per carità, era criticabile incompleta e soprattutto proposta da soggetti che con la nostra parte nulla hanno a che fare . Tuttavia vedere gli Italiani difendere lo status quo come se fosse il migliore dei mondi , è stato x me un brutto spettacolo . E difatti il dibattito politico che ne è seguito , ricorda l’eterno teatrino di una classe dirigente corrotta e scredita perché espressione di una società civile purtroppo non molto diversa . Questa classe dirigente , gentile signor Baraldi. ….ma almeno con il Si ne avremmo sfoltito il numero. Invece teniamoceli tutti stretti , nessuno escluso, perché in ciò si riassume la nostra sovranità . Mi scusi, ma è ridicolo.