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Home Il punto

Non si governa con le bugie. Una nazione sul baratro

di Nicola Silenti
8 Novembre 2020
in Il punto
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Il governo si rifiuta di ammettere gli errori fatti in sette mesi, innalzando la propaganda sopra la realtà. Giuseppe Conte dichiara: «La politica, e questo vale soprattutto per chi è al governo, deve saper dar conto ai cittadini delle proprie scelte e assumersi la responsabilità delle proprie azioni». Questa dichiarazione è stata fatta sul “Fatto Quotidiano”, quasi il suo giornale personale. I cittadini tuttavia conoscono a sufficienza ciò che Conte ha scelto di non fare.

D’estate il governo ha inteso tenere alta la guardia, mentre nessun altro Paese lo faceva, facendo capire di disporre di rilevazioni allarmanti. Il mantra che il covid ci aspettava di ritorno dalle ferie, in autunno. Un mantra non accompagnato da iniziative all’altezza dell’allarmismo che trasmetteva. Tant’è che i primi ad abbassare la guardia furono i membri del governo. Per sette mesi e ancora oggi dal governo e dai mass media si parla di responsabilità di cittadini riguardo all’uso di mascherine richiamando di continuo al rispetto delle regole. Ma quali regole di buona condotta governativa ha rispettato questo esecutivo?

In sette mesi non sono state rinforzate le misure anti-Covid, la medicina territoriale è rimasta tale e quale, le terapie intensive sono state incrementate in misura insufficiente, non ci sono stati interventi di rilievo per ampliare la capienza dei trasporti pubblici, né per rendere sostenibile la didattica in presenza, per sostenere socioeconomicamente le fasce più a rischio e via dicendo. Gli errori e le mancanze sono continuamente negate tanto da Conte quanto dall’esecutivo, l’ammissione di colpevolezza più lampante è quella del ministro Speranza che ritira dal mercato il suo libro che avrebbe dovuto celebrare i suoi presunti successi nella crisi covid. Il ministro dei trasporti Paola De Micheli si spinge a sostenere tesi illogiche e che in ogni caso contraddicono l’intera narrazione governativa sul contagio, vale a dire che sugli autobus non vi sono assembramenti né situazioni di rischio.

La mancanza di autocritica è tipica dei prepotenti e degli usurpatori. L’inazione governativa diviene qualcosa di peggio di un semplice errore: diviene colpevole malafede di chi ha utilizzato l’emergenza e il virus per inchiodarsi al potere e disporre di decretazioni rapide che allargano smisuratamente i poteri della Presidenza del Consiglio, senza sviluppare alcun serio piano di contrasto al covid, sia sul piano della diffusione epidemica sia sul piano clinico e quindi sul piano delle barriere date dalla medicina territoriale e prima dai medici di base, capaci di intervenire individualmente su ciascuno a livello preventivo e profilattico e precocemente ai primi sintomi e quindi sviluppare nuove e più funzionali strutture ospedaliere, per finire con l’implementazione del rimedio estremo: le terapie intensive.

In tutti questi mesi sono mancati piani e strategie. A essi si è sopperito con il bastone della paura, rivolto contro la popolazione per restare al potere e per esercitare un imperio che ha spesso rischiato di oltrepassare i limiti costituzionali, ma non ha usato quella stessa paura per iniziare ad allestire strutture e infrastrutture capaci di evitare il ripetersi di una storia tragica.

Questo governo ha finito con il trasmettere ai cittadini la sensazione di essere disarmati davanti alla malattia. Con il governo Conte II lo Stato si è trasformato in un Leviatano che si è rivolto contro i suoi stessi cittadini. La stessa scienza, impersonata da virologi da prima serata, ha spesso trasmesso messaggi contraddittori e altalenanti che hanno contribuito a diffondere incertezze e senso di precarietà fra la popolazione. Cresce la sensazione che ciascun DPCM sia solo un’inutile tappa verso un punto di arrivo cui siamo predestinati: il lockdown generale. Che poi, è la soluzione dei disperati senza risorse, che come si è visto aggiunge disperazione a disperazione facendo colare a picco il PIL e schizzare le patologie psichiatriche e i rinvii di prestazioni sanitarie: probabilmente, un rimedio peggiore del male, come dimostra anche il caso Argentina.

Davanti a questi fatti la protesta montante è sacrosanta e non si può ridurre il disagio autentico di lavoratori e datori di lavoro alle malefatte violente di alcuni estremisti. Ormai anche fra gli europeisti estremisti non c’è nessuno che implori il commissariamento europeo dell’Italia. Anche loro sanno che questa Europa matrigna dà ordini, chiede soldi o li promette sotto forma di debiti, ma in caso di difficoltà abbandona i suoi figli in ogni momento di crisi.

Che fare? Come in tutti i momenti storici più tragici occorrerebbe avere un governo d’emergenza super partes, composto da personalità di prestigio davvero indipendenti e capaci di guardare al bene dei cittadini e di fronteggiare le emergenze sapendo, nel contempo, programmare.

Tags: coronavirusGiuseppe Conte
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