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Non si vive di solo PIL. Un’altra via è possibile e necessaria

di Maurizio Bianconi
28 Dicembre 2022
in Il punto
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Non si vive di solo PIL. Un’altra via è possibile e necessaria
       

Alla festa per i 10 anni del suo partito, il presidente del consiglio dichiarò “Guardo il Pil , non i sondaggi”. Nell’intervista natalizia al Corriere della Sera il past-president confermò l’intesa con il premier, ne attestò l’abilità e la fedeltà alla visione economica e politica dell’Unione Europea.

Non da adesso sostengo che la filosofia del Prodotto Interno Lordo come misura della crescita è fallace e causa di ingiustizie. La scelta del Pil, parametro quantitativo e del denaro, arricchisce e favorisce pochi, impoverisce le moltitudini, azzera il ceto medio, distrugge le comunità. Voce semisolata, anche a destra. Anzi da destra giunge quotidianamente lo stigma e la rampogna sul mancato sostegno a questo governo.

Circa le posizioni che Draghi ha lodato, ci si giustifica con la necessità di accreditarsi “in Europa”. Sfugge che la supina adesione ai dogmi finanziaristi se accredita nel mondo di sopra (cosa di cui è lecito dubitare) scredita presso gli elettori e il 40% di italiani che non ha votato e non intende ancora farlo. Come sfugge che la convergenza sui luoghi comuni, a farsi dal Pil, porterà a risultati contrari alle promesse e agli scopi prefissati e a concreti danni per la comunità.

Mentre il premier si accoda al pensiero unico, il quotidiano degli industriali si smarca e titola “Alleanza contro il Pil: non basta per misurare il benessere”. E poi il Club di Roma (associazione prestigiosissima di scienziati economisti uomini e donne d’affari) dichiara “E’ il momento di cambiare. Ci troviamo di fronte a una policrisi. Il pianeta è malato per la ricerca di crescita continua”.

Il nuovo modello di crescita, basato sui parametri qualitativi (Wellbeing economy) e sulla filosofia del benessere della comunità e delle persone è  sostenuto da economisti di prim’ordine e da Finlandia, Scozia, Galles Islanda, Nuova Zelanda, ai quali si stanno aggiungendo Australia, Canada, Costa Rica. Filosofia che dovrebbe informare di sè il nuovo governo italiano.

Si legge “Il Pil è un indicatore limitato incapace di cogliere tutti gli aspetti, alcuni molto concreti, che fanno la differenza nella qualità della vita delle persone”. L’esempio portato, nella sua durezza, è conclusivo e illuminante. “Del resto se obbligassimo tutti i bambini a lavorare 20 ore al giorno nelle fabbriche o nelle coltivazioni di tutto il mondo il Pil crescerebbe di certo”. Ecco perchè l’idea della crescita misurata sulla crescita del Pil è criminogena e i suoi responsabili andrebbero quantomeno allontanati da ogni posizione di responsabilità.

In questa opera demolitrice del Verbo finanziarista, questo mantra terrapiattista dell’economia, lo stesso quotidiano pubblica un pezzo del Premio Nobel 2015 Angus Deaton autorità indiscussa. Costui compie una sorta di autocritica degli economisti “Penso che sia d’obbligo un mea culpa. Il capitalismo democratico serve bene solo una minoranza della popolazione”. Continua “, E’ smentita la favola secondo cui tutti trarrebbero vantaggio dal permettere ai finanzieri di arricchirsi”. E ancora “La maggior parte degli economisti non è riuscita a prevedere la crisi e secondo alcuni l’hanno facilitata”. Dopotutto – va avanti Deaton – “sono apostoli della globalizzazione e del cambiamento tecnologico che hanno arricchito una ristretta elite finanziaria e manageriale, ridistribuito ricchezza dal lavoro al capitale, distrutto milioni posti di lavoro e svuotato le comunità e le vite dei loro residenti. Dobbiamo superare la nostra idea fissa sul solo denaro come misura del benessere umano’”.

Difficile dirlo meglio. Difficile capire perchè non l’hanno detto prima. Ancora più difficile capacitarsi come il premier e questo governo si siano aggregati al treno del PIL e dei pochi arricchiti. Per chi dichiarava di voler rivoltare l’Italia come un calzino sembrerebbe complicato continuando ad andare in questa direzione, mantenere il consenso di chi lo votò, riconciliare con la democrazia i 20 milioni d’italiani che non andarono a votare e soprattutto non farci precipitare nel baratro.

Tags: economiagoverno Meloni
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