Barack Obama, “l’anatra zoppa” , molla le ultime beccate. Fuori tempo massimo. Di certo un atto senza precedenti nella storia americana. Mentre Trump annunciava il suo prossimo incontro Putin per discutere i nuovi equilibri internazionali (e il Cremlino invitava la nuova amministrazione a partecipare ai negoziati sulla Siria ad Astana), il presidente uscente ha inviato in Polonia una brigata di 3.500 militari americani, forte di 550 blindati e 87 cingolati, posizionandola a Zagan e a di Olsztyn, nel Nord del Paese. A poca distanza dal confine orientale.
Militarmente è poca roba ma politicamente si tratta di un’accelerazione pesante (e fortemente provocatoria) che da il segno della forte confusione che, in questi giorni di transizione, regna nei piani alti di Washington. Ai democratici sconfitti — e al piccolo club dei miliardari liberals — l’unica cosa che sembra oggi importare è minare il percorso del prossimo inquilino della Casa Bianca. Senza curarsi minimamente delle conseguenze.
Ovviamente il governo polacco ha accolto con entusiasmo la decisione di Obama. Un dato comprensibile: troppi e molto crudeli i ricordi e le esperienze storiche. Al tempo stesso il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha criticato apertamente la mossa di Obama: «Sono passi che minacciano i nostri interessi, la nostra sicurezza, soprattutto perché si tratta di un Paese terzo che sta aumentando la propria presenza militare vicino ai nostri confini in Europa». Putin tace. A sua volta Trump si è detto convinto di poter ribaltare l’approccio di Obama. In un’intervista al Wall Street Journal ha dichiarato che manterrà solo per «un breve periodo» le sanzioni contro i 35 diplomatici russi, imposte dopo i presunti «cyber attack» ordinati da Mosca contro il server del partito democratico e aprirà un cauto dialogo con il Cremlino. Vedremo.