Da qualche settimana l’arcipelago delle Salomone, oltre mille tra isole e micro-isole dell’Oceania, ha assunto un peso geopolitico inversamente proporzionale alle sue dimensioni. L’origine di questa improvvisa – e probabilmente indesiderata – centralità nello scacchiere dell’Indo-Pacifico è data dalla scelta di Hoinara (la capitale dell’arcipelago) di sottoscrivere un accordo di sicurezza con la Cina. Intesa sottoscritta pochi giorni prima dell’arrivo di una delegazione statunitense intenzionata a scongiurare in extremis l’accordo.
Sulla scorta del patto tra Pechino e Hoinoara – per quel che è dato sapere – la Cina potrà inviare nell’arcipelago propri militari su richiesta delle autorità, in caso di disordini, come del resto già avvenuto a dicembre dello scorso anno (in quell’occasione Pechino inviò poliziotti ed equipaggiamenti antisommossa). A quel che si sa l’intesa non prevede la possibilità che la Cina costruisca una base militare nell’arcipelago, ma di certo la presa cinese sulle Salomone ne esce rafforzata.
Ed è questo che provoca allarme negli Stati Uniti ed in Australia. La Salomone sono l’ultima tappa di un processo che ha portato Pechino in questi anni a stringere intese con Papua Nuova Guinea, Vanuatu, Figi e Tonga. Isole che consentono alla Cina di superare la prima cintura di contenimento che Washington ed i suoi alleati regionali stanno tentando di costruire nel Pacifico, cintura che Pechino è ben intenzionata a scavalcare rafforzando la propria proiezione oceanica. Il controllo delle linee marittime è vitale per un Paese come la Cina che attraverso il mare alimenta il proprio sistema industriale – e non solo – ed esporta i propri prodotti.
L’intesa, ha assicurato un portavoce del governo cinese, “non intende danneggiare terze parti”, tuttavia a Washington l’allarme è alto. Ogni iniziativa che dovesse portare ad una “presenza militare de facto” o ad “installazioni militari” cinesi nell’arcipelago sarebbe fonte di “seria preoccupazione” per gli Stati Uniti che risponderebbero “in maniera adeguata”.Insomma, una base militare cinese nelle Isole Salomone per gli Stati Uniti è un’opzione inaccettabile. Ciascuno è libero di valutare se in questa posizione è possibile cogliere un’affinità con quella russa in merito alla presenza di basi Nato in Ucraina.
Nella foto: Incontro tra una delegazione cinese ed una delle Isole Salomone