Sarebbero stati i sommozzatori della marina statunitense a collocare cariche esplosive lungo le condotte del Nord Stream, il gasdotto sottomarino che collegava Russia e Germania attraverso le acque del Baltico. A sostenere questa tesi è il giornalista statunitense Seymour Hersh. Secondo la ricostruzione di Hersh, in occasione dell’esercitazione Baltops 2022 il Nord Stream sarebbe stato minato, mentre le cariche sarebbero state fatte brillare tre mesi dopo con l’intervento di un aereo da pattugliamento marittimo dell’aeronautica norvegese: il velivolo, infatti, avrebbe rilasciato una boa sonar destinato ad attivare i detonatori.
Secondo la ricostruzione di Hersh la soluzione maturò all’inizio del 2022, prima dello scoppio della guerra in Ucraina. La ricostruzione dei fatti è stata bollata come “completamente falsa, una totale invenzione” dal governo statunitense. Hersh, che oggi ha 85 anni, è un giornalista investigativo specializzato in campo militare, nel suo curriculum fondamentali lavori sul massacro di My Lai durante la guerra del Vietnam e sulle torture riservate ai prigionieri del campo di Abu Ghraib in Iraq. Negli ultimi anni, tuttavia, la credibilità di Hersh è stata minata da alcune inchieste sostenute da fonti anonime e non verificabili con altri riscontri. Fondata o meno che sia la ricostruzione di Hersh, ad oggi sull’esplosione che ha distrutto le condotte del Nord Stream non c’è nessuna verità, “ufficiale” o meno. Di certo c’era l’ostilità statunitense al Nord Stream 2 e al legame energetico tra Germania e Russia.
La mancata volontà di fare luce sull’accaduto la dice lunga sulla paternità dello stesso. Lo sanno tutti ma restiamo in ginocchio di fronte al padrone. Povera Germania, povera Europa.