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Home L'Editoriale

Otto considerazioni (scomode) sul terremoto

di Nazzareno Mollicone
27 Agosto 2016
in L'Editoriale
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Otto considerazioni (scomode) sul terremoto

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Ai commenti già pubblicati da “Destra.it” vorrei aggiungere alcune considerazioni “politiche” sull’evento del terremoto che peraltro è stato fortemente sentito anche a Roma, per ben tre volte.

  1. E’ purtroppo assodato – come tutti ripetono alla televisione – che i terremoti in Italia sono ormai un evento abituale, ai quali bisognerebbe aggiungere le alluvioni. Ebbene, la gestione di questi eventi catastrofici ogni volta è fatta con decreti emergenziali, che riguardano in particolare esoneri fiscali, sistemazioni provvisorie di chi è rimasto senza casa (che spesso diventano definitive, come è successo in tante parti d’Italia), stanziamento di fondi per le prime necessità e poi per la ricostruzione, incarichi commissariali ai sindaci od ai prefetti, ed altro. Ma ogni volta si ricomincia da capo! Non sarebbe allora il caso di fare una specie di legge-quadro o testo unico delle norme che riguardano i territori e le popolazioni disastrate che possa essere applicato immediatamente con una semplice “ordinanza” o decreto ministeriale da parte del Governo non appena si verifichi l’evento? Eviteremo così la SOLITA scena della “riunione di emergenza” del consiglio dei ministri con il presidente del consiglio in carica che fa la sua bella conferenza stampa con la faccia rattristata per le vittime ed i danni, mentre annuncia di aver preso dei provvedimenti: come se non fosse il suo dovere ed un fatto automatico!
  2. Vi è evidentemente l’aspetto finanziario da prendere in considerazione. Tuttavia, visto che ogni anno, per qualsiasi motivo, ci sono questi eventi catastrofici, non sarebbe il caso di stanziare in via preventiva, sulla base della “spesa storica” registrata nei lustri precedenti, la somma necessaria anziché ricorrere di volta in volta a misure straordinarie: l’aumento della benzina, il ritocco dell’IVA, e via dicendo? Qualcosa del genere c’è nel bilancio, ma è sempre molto inferiore alle necessità poi riscontrate.
  3. E poi, a proposito di risorse finanziarie: ma questa maledetta Unione Europea non può preoccuparsi, oltre che delle banche oppure delle banane e delle vongole, anche delle catastrofi naturali? E perché non ha dei fondi immediatamente disponibili da dare allo Stato in cui si verifichino, cosa che in Italia succede abbastanza spesso? Potrebbe anche rinunciare ad una parte dell’Iva che le versiamo.
  4. Ogni volta che succedono questi fatti, c’è un ricorso ossessivo e concorrenziale agli “aiuti” da inviare alle sfortunate vittime. Ora, certamente la generosità e la partecipazione concreta, oltre che morale, dei cittadini va elogiata ed è un titolo di onore per il nostro popolo: però ci domandiamo perché lo Stato non provveda ad istituire in modo permanente dei magazzini pieni di materassi, coperte, indumenti essenziali, medicinali, cibo a lunga conservazione, attrezzi da cucina, bagni chimici, ecc. da utilizzare tempestivamente in queste occasioni. Casomai, le offerte spontanee dei cittadini possono essere di tipo finanziario da indirizzare direttamente ai Sindaci dei Comuni interessati, perché è loro compito istituzionale provvedere all’assistenza sociale dei propri concittadini che conoscono direttamente; o comunque in qualche altra maniera, che però non mostri quella confusione e quell’accavallarsi quasi concorrenziale di destinazioni delle offerte (conti correnti postali e bancari, numeri telefonici, Caritas, sedi di associazioni o di partiti).
  5. Ma la questione principale è un’altra. Gli eventi catastrofici, terremoti e alluvioni, producono vittime e danni simili a quelli di una guerra. La loro gestione, come appunto quelle di una guerra, non può più essere affidata alle Regioni, spesso responsabili in prima persona del degrado ambientale e delle carenze costruttive (vedasi la scuola e l’ospedale di Amatrice) che provocano un maggior numero di vittime e di danni. La responsabilità dei cosiddetti “Grandi Rischi” (come sono definiti in termini assicurativi) deve essere assunta dallo Stato centrale, con un apposito Sottosegretariato presso la Presidenza del Consiglio o presso un Ministero con pieni poteri di intervento, coordinamento, controllo. Esso dovrebbe anche programmare, d’intesa con geologi ed ingegneri, interventi di prevenzione e realizzare, quando è necessario intervenire, una catena di comando riconoscibile, rapida ed efficiente.
  6. Per quanto riguarda poi la questione delle opere pubbliche mal costruite (strade, scuole, ospedali, prefetture, e simili), questo è un altro effetto del decentramento avvenuto negli infausti anni settanta quando, insieme agli anni di piombo, ci fu lo smantellamento della struttura dello Stato Italiano che funzionava da un secolo. Furono tolte le competenze al Ministero dei Lavori Pubblici che operava tramite i Provveditorati alle Opere Pubbliche composti da professionisti ministeriali che vigilavano sulla corretta esecuzione degli appalti, sovraintedevano al collaudo e davano l’agibilità alle opere effettuate: era il cosiddetto “Genio Civile”. Adesso, tutto è delegato alle Regioni e se ne vedono le conseguenze.
  7. Il governo Renzi, tra le sue “rottamazioni”, aveva incluso due Corpi dello Stato che avevano centocinquant’anni di esperienza: la Croce Rossa Italiana e il Corpo Forestale dello Stato. Non solo, ma aveva anche ridimensionato il Corpo dei Vigili del Fuoco, riducendone gli organici, non fornendo attrezzature nuove e moderne, non adeguando le loro basse retribuzioni. Ebbene, chi vediamo adesso in prima fila ad adoperarsi per salvare vite umane, mettere in sicurezza gli stabili, curare i malati e tutto quello che serve in queste occasioni? Proprio loro! Lo scioglimento della Croce Rossa Italiana, che è stato inserito in una legge, è un fatto che grida vendetta dinanzi al popolo italiano: speriamo che si annulli quella sciagurata decisione.
  8. Infine, un po’ di nostalgia degli anni trenta. Ad Amatrice, come in precedenza a L’Aquila ed in Irpinia, gli edifici che sono rimasti in piedi sono quelli costruiti (dal Genio Civile, come dicevamo prima) dal Regime Fascista. Alla televisione, in uno dei tanti dibattiti, lo hanno ammesso – senza ovviamente citare il Fascismo – il geologo Mario Tozzi ed il sindaco Massimo Cialente, i quali provengono entrambi da Rifondazione Comunista…E pensare che allora l’Italia era povera di mezzi, e viveva in un regime di autarchia: evidentemente, i regimi autarchici funzionano meglio di quelli “globalizzati” come l’Italia di oggi! Però servono anche altri tipi di Uomini, dediti al bene della Nazione e del Popolo.
Tags: AmatricegeologiaProtezione Civileterremoto
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